Qualcuno pensa sia già finita. Alcuni medici parlano al passato. Alcune aziende hanno ripreso a lavorare, i negozianti, con i piedi sulle sabbie mobili, tentano di risalire e vendere a domicilio, le attività produttive spingono da tutte le parti per cercare di ripartire. Ma se qualcuno si aspettava di riaprire tutte le aziende, aprire o chiudere queste non spetta alla Regione. La verità è che non è finita affatto e che il Veneto, una delle regioni più colpite da questo maledetto bastardo, è ancora la regione con un elevato numero di contagi. Oltre 14mila, 856 decessi, quarta dietro a Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. Eppure, il Veneto, con 70 nuovi nati e per il nono giorno consecutivo con più dimessi (1.721) che malati, ci prova. Magari si riesce a dimostrare che con i dispositivi giusti, con le distanze di sicurezza, con tutto quello che è necessario fare anche sfociasse nel maniacale, lo spruzzo del disinfettante sul cancello di casa, lavarsi le mani 83 volte al giorno, ed evitare gli assembramenti, cosa assolutamente fondamentale, si possa ripartire.
«Ho l'impressione che il 60% delle aziende in Veneto abbia già riaperto», aveva detto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che dalle drastiche misure attuate quando il governo ancora traccheggiava, ora passa a delle misure più soft. Mezzo lockdown per intenderci. «Lockdown significa chiusura totale ha detto ieri nella tradizionale conferenza stampa che da quando è iniziata l'emergenza si tiene ogni giorno a mezzogiorno a Marghera a voi risulta questo? A me no». Ribadendo che l'emergenza non è assolutamente finita, e che è molto preoccupato se qualcuno lo possa pensare, ha dettato le linee guida della nuova ordinanza in vigore dalla mezzanotte scorsa al 3 maggio. «Guardiamoci virtualmente nelle palle degli occhi, l'emergenza non è finita. Non vorrei che qualcuno pensasse questo. Abbiamo 245 persone in terapia intensiva, 1.427 in ospedale, se questi numeri non scendono o si alzano, bisogna andare ancora sul pesante».
Quindi sì ai mercati a cielo aperto con le opportune salvaguardie, perimetrazione, vigilanza ai varchi, mascherina e guanti per tutti e soprattutto per chi vende generi alimentari e abbigliamento per bambini. Un problema quello per i bimbi, che crescendo in fretta, stavano finendo i ricambi, soprattutto con l'arrivo della bella stagione. E mamme costrette a passare i propri giubbini alle figlie di 12 anni. Sì ai negozi di abbigliamento per bambini, in linea con il governo, ma rimangono ancora chiusi i supermercati la domenica e i festivi; librerie e negozi di abbigliamento invece aperti nei negozi dedicati e due giorni a settimana. Mascherine, guanti e gel igienizzante sempre obbligatori per chi esce di casa. Assoluto divieto di uscire, pena reato, per chi ha una temperatura sopra 37 gradi e mezzo. Per il 25 aprile e il primo maggio, festa la prima sentita soprattutto a Venezia, con «el Bocolo» di San Marco, dove la gente è abituata a infilarsi in massa lungo il litorale o a starsene ammassata nei parchi inalando grigliate di polenta e ossetti, viene dato il via libera a picnic «ma solo in proprietà privata e limitatamente al nucleo familiare residente nella proprietà. Non azzardatevi a organizzare barbecue e grigliate in giro». Per i disperati runner poi, sì ad attività motoria individuale ma in prossimità della propria abitazione. «Ho tolto i 200 metri ha detto - per fiducia verso i veneti.
Duecentouno o due va bene. Ma non quattro chilometri». Uscire di casa comunque sempre soli. La mascherina poi anche nelle banche. «Diventerà un accessorio», ha detto il governatore. Il must dell'estate. Si attendono le grandi marche.
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