«Sono un fan di Edmund Shklyarskiy e dei Picnic. Con il biglietto in mano, contavo i giorni che mi separavano al concerto. E oggi mi trovo qui, ad aver contato i giorni della mia quasi morte». Parla e farfuglia frasi senza senso Danilo, uno degli spettatori al Crocus City Hall di Mosca. «Mancavano circa 10 minuti all'inizio della manifestazione quando all'improvviso si sono sentiti forti spari. È stato un fuggi fuggi generale, mi sono trovato all'esterno, spinto dalla calca, e non so neppure il perché». E mentre aggiunge queste parole piange ai microfoni di Rossija 1.
Notizie, frammentarie, arrivano dalla voce di Nikola, che con la moglie Alyona si trovava nel vicino centro commerciale Las Vegas. «Francamente non abbiamo sentito nulla di quanto stava accadendo al Crocus. Poi però sono entrati agenti armati fino ai denti e ci hanno detto di abbandonare la struttura, perché lì vicino si era scatenato l'inferno». Artyom, anche lui al Las Vegas, spiega di aver trovato rifugio a casa di sconosciuti, «ho suonato e mi hanno fatto entrare».
Alexandr, studente di storia dell'arte di 23 anni, era al Crocus, lui non è riuscito a lasciare la sala, «mi sono sdraiato sul pavimento e sono rimasto a terra, fingendomi morto per almeno una ventina di minuti. Quando mi è sembrato che non ci fosse più accanimento, ho iniziato a strisciare fuori assieme ad altre 5 o 6 persone. Ci siamo sorpresi nell'abbracciarsi e a piangere per il pericolo scampato».
Anatoly, impiegato di banca, è stato tirato fuori dagli uomini anti-sommossa, ma ricorda alcuni dettagli importanti. «Io ne ho visti 5, con la barba e lo zaino in spalla. Non so come hanno fatto a entrare al Crocus con i mitragliatori in mano, ma erano davvero armati fin dal primo momento». E poi? Lo incalza il giornalista di Rossija 1, «poi l'inferno, colpi ravvicinati tra loro, gente che cadeva a terra, sangue e odore terribile di cordite». «All'improvviso ci sono stati dei colpi dietro di noi, degli spari. Una raffica di colpi d'arma da fuoco, non so cosa», ha detto alla Reuters un testimone che ha chiesto di non essere nominato. «È iniziata una fuga precipitosa, tutti sono corsi verso le scale mobili - ha aggiunto - tutti urlavano, tutti correvano».
Tra gli spettatori presenti c'era anche Viktor Gusev, giornalista famoso in Russia per essere una delle voci delle telecronache della nazionale di calcio. «Ora non c'è più nulla che possa minacciarmi. Sono salo e salvo grazie all'intervento della polizia, ma ho davvero pensato di non farcela. Le pallottole volavano ovunque, è stata una mattanza. La mia vita non sarà più la stessa». Al concerto anche il deputato della Duma Aidar Metshin. «La sala era piena per circa un terzo. Stavo parlando con il mio vicino di poltrona quando all'improvviso ho sentito rumore dietro di me. Mi sono guardato intorno e ho visto un sacco di gente che scappava dall'ingresso principale. In quel momento ho udito qualcosa di simile a detonazioni. Non sembravano raffiche d'arma da fuoco, ma colpi sordi e silenziati».
Ai microfoni di Radio Mayak ha parlato anche Leonid Kirnos, batterista della band che
avrebbe dovuto esibirsi. «Sono scioccato, molto ansioso nella mia anima. Ci sono già morti, feriti e ora c'è un altro incendio. È una sensazione terribile. Non è paura, è mancanza di comprensione di ciò che sta accadendo».
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