L'innovazione e le sfide dei Signori del risparmio

La ricchezza finanziaria globale ha toccato l'anno scorso l'iperbolica cifra di 250 trilioni di dollari (BCG-Global Wealth 2021), in crescita rispetto all'anno precedente del 8,9%

L'innovazione e le sfide dei Signori del risparmio

La ricchezza finanziaria globale ha toccato l'anno scorso l'iperbolica cifra di 250 trilioni di dollari (BCG-Global Wealth 2021), in crescita rispetto all'anno precedente del 8,9%. L'industria del risparmio gestito (wealth management) ha visto quindi aumentare i volumi in gestione ma, al contempo, sulla spinta dell'innovazione tecnologica, sta vivendo un terremoto Darwiniano, proiettata, da un lato, a ricercare nuovi modelli d'investimento non più basati sui fondi comuni d'investimento (Mutual Fund), diventati oramai obsoleti, e dall'altro facendo fronte ad una crescente richiesta di personalizzazione dei profili di investimento e relativi portafogli.

Il World Wealth Report 2021 di Capgemini, giunto alla sua 25ma edizione (uno dei più autorevoli), ci conferma che i «wealth manager devono puntare sempre più sulla tecnologia e su modelli di business iper-personalizzati». Le tecnologie innovative in ambito finanziario, sempre più «disruptive», stanno infatti profondamente cambiando il funzionamento dei mercati, rendendoli sempre più efficienti, ovvero eliminando metodologicamente opportunità di guadagni al di sopra dei cosiddetti indici di mercato, con effetti deleteri soprattutto sui fondi comuni a gestione attiva/discrezionale che non riescono a battere il mercato, creando problemi per i promotori finanziari (e per la loro clientela), principali utenti dei fondi comuni d'investimento. La risposta immediata delle grandi case di gestione del risparmio (in particolare quelle anglosassoni) è stata una corsa al ribasso delle commissioni di gestione, diminuite secondo l'analisi di Casey Quirk del 5,2% annuo nel periodo 2016-2018, pur in presenza di un aumento medio delle attività in gestione pari al 6,9%.

Nello stesso tempo è stata avviata un'attività frenetica di operazioni di acquisizioni per creare maggiori economie di scala: Morgan Stanley con Eaton Vance, Macquarie con Waddell, Franklin Templeton's con Legg Mason solo per citarne alcune.

Inoltre, le grandi case di Wealth Management hanno reagito e stanno reagendo a questa sfida esistenziale cavalcando con successo l'onda innovatrice del fintech, rivoluzionando il modello di gestione. Hanno costruito, o acquisito, piattaforme digitali per l'investimento, sfruttando a piene mani la tecnologia high-tech (come big data, intelligenza artificiale, machine learning, natural language processing).

Jp Morgan con Openinvest, Vanguard Group con Just Invest, BlackRock con Aperio, sono solo alcuni dei grandi operatori del settore che si sono affrettati (anche da precursori) ad acquisire software «InvesTech», comprendendone il valore, per poi «customizzarli» alla luce della relativa esperienza.

La gestione patrimoniale è entrata quindi in un periodo di transizione passando da un (vecchio) modello basato sui fondi comuni (product-based), a un modello basato su un servizio (service-based), «equipaggiando» il promotore finanziario o l'investitore istituzionale con software avanzati che permettono di creare soluzioni d'investimento altamente personalizzate. I benefici di queste piattaforme sono considerevoli quando confrontati con il «vecchio» modello: migliori performance e minori costi di gestione. In aggiunta, l'utilizzo di piattaforme digitali innovative, aumenta (senza alcun limite) le opportunità d'investimento, permettendo di sfruttare una diversificazione più ampia - e quindi anche più efficace - del portafoglio su cui investire, consentendo ai gestori patrimoniali di costruire e «trasmettere digitalmente» soluzioni di investimento altamente personalizzate e con una maggior «magnitudo» di possibilità di investimenti su scala globale ma, al contempo, anche granulare; un approccio che genera infinite soluzioni d'investimento, un risultato impensabile (di fatto impossibile) fino a poco tempo fa.

Questi giganti

dell'industria del risparmio gestito stanno implementando, di fatto, con metodo e determinazione il vero mantra del FinTech: «Nessun uomo è più potente d'una macchina, ma nessuna macchina è più potente di un uomo con una macchina!».

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