L'intellettuale ebreo aggredito per un libro: "Era un avvertimento"

Marek Halter aveva attaccato le autorità religiose di varie confessioni. "Se gridi muori"

L'intellettuale ebreo aggredito per un libro: "Era un avvertimento"

È scampato all'Olocausto, ma non all'esacerbante antisemitismo che in Francia continua a covare sotto la cenere. L'ultima vittima di un blitz d'avvertimento, stavolta nel suo appartamento parigino, è Marek Halter, scrittore ebreo, 85 anni, aggredito nella notte tra venerdì e sabato nella centralissima Place des Vosges. Un episodio che fa ripiombare Parigi nella paura dell'intolleranza, troppo spesso sfociata in vera e propria «caccia».

Dalla violenza aumentata negli ultimi cinque anni (+27% nel 2019), agli attacchi a scuole, sinagoghe e persone, ecco l'ultimo caso: «Stavo correggendo le bozze del mio libro (Un mondo senza profeti), mi sono appisolato sulla poltrona, ho sentito una presenza e aprendo gli occhi ho visto un uomo incappucciato e uno sull'uscio», racconta Halter a Radio France. Impegnato in una campagna di lotta al razzismo e all'antisemitismo, era già stato minacciato sui social. Stavolta l'odio gli è entrato in casa: «Ho chiesto che cosa volete... e ho dato un colpo all'uomo, uno dei due mi ha fatto cadere a terra». Pochi minuti in cui è riuscito a gridare soltanto «aiuto».

Le uniche fredde parole degli assalitori sono state: «Se gridi, sei morto». Halter lo ritiene «un avvertimento». "Non hanno rubato nulla, hanno lasciato sul tavolo la carta di credito per mostrare che non gli interessava». Contusioni, qualche ferita. E infine «hanno preso le mie chiavi, come se volessero tornare». La procura di Parigi ha aperto un'indagine. È però inevitabile interrogarsi su un clima che due anni fa portò all'aggressione verbale del filosofo Alain Finkielkraut in mezzo alla strada. E, più recentemente, a una violenta campagna social contro Miss Provenza nel bel mezzo della diretta tv.

Persone e simboli nel mirino, come le 80 tombe profanate due anni fa in un cimitero ebraico in Alsazia. Ora si vogliono mettere a tacere le opere d'ingegno: di un intellettuale polacco che dal ghetto di Varsavia è riuscito a fuggire con la famiglia nel '40, per diventare protagonista di lotte per i diritti umani anche criticando aspramente l'Eliseo sulla difesa di Charlie Hebdo.

Halter è abituato agli attacchi on line. Specie dagli islamisti che non hanno mai digerito la sua Storia dell'islam raccontata dal punto di vista delle donne nel libro Khadija, la sposa di Maometto. Stavolta «volevano spaventarmi, un avvertimento», sostiene. Perché il nuovo libro, di cui già molto si parla, sarà a marzo sugli scaffali: pagine sferzanti in cui attacca l'«intelligencija religiosa» che tutto giustifica.

Del volume, i due aggressori non hanno fatto parola. Ma lo scrittore ha pochi dubbi. Sopravvissuto alla Shoah, tra i fondatori di Sos racism, fautore della pace in Medio oriente, il 19 ottobre Halter era a pregare davanti alla scuola di Conflans dove fu assassinato il professor Samuel Paty con l'imam di Drancy Hassan Chalghoumi.

Solidarietà e vicinanza da Emmanuel Macron, che lo ha sentito al telefono, dalla sindaca Anne Hidalgo e da decine di politici che su Twitter condannano l'accaduto. In una giornata particolare per la Francia. Proprio ieri, si celebrava il ricordo di un'orrenda uccisione di matrice antisemita. Era il 13 febbraio 2006 e Ilan Halimi, 23 anni, fu torturato per 24 giorni e assassinato perché ebreo. Un calvario di settimane, preda di una banda che lo rapì nella città di Bagneux, nell'Hauts-de-Seine.

Negli anni, decine di manifestazioni. Eppure ecco un nuovo caso.

Dal 2006, dalla scuola Ozar Hatorah di Tolosa all'Hypercacher alla Porte de Vincennes, 11 tra uomini, donne, bambini e anziani uccisi Oltralpe perché ebrei. Il termometro della paura sale. Più di un terzo degli ebrei francesi si sente minacciato. Molti si sono trasferiti in Israele. Per il 45% degli interrogati dall'Ifop, è l'islamismo la prima causa scatenante.

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