I sogni di Mario, evaporati in una mattina di novembre, quando ha scoperto di essere diventato povero. Ora si aggira per i corridoi del centro congressi sventolando un foglio. «Avevo trentamila euro, mi è rimasto solo questo pezzo di carta». I risparmi di Antonietta, 45 mila euro messi insieme in una vita di sacrifici. «Volevo fare un viaggio in Oriente, con quello che mi è rimasto non arrivo nemmeno a Frascati». I progetti di Giovanni, che con il gruzzoletto che gli aveva lasciato la nonna voleva pagarsi un master in America. «Il mio conto adesso è in rosso. Studierò in Italia e farò la fame».
Sogni, risparmi, progetti cancellati con un timbro, sotterrati dagli incomprensibili moduli bancari, ridotti alla cifra segnata in calce ai loro estratti: zero. Storie di titoli patacca, di azioni a rischio inconsapevole, di prodotti tossici rifilati con disinvoltura a un popolo di piccoli risparmiatori rimasti senza rete ma con molta rabbia in corpo. Eccole le vittime della Banca Etruria, riunite dalla Federconsumatori in una sala congressi per vedere che si può fare, se tutti insieme si riesce a recuperare qualcosa. Ragazze, pensionati, mamme, famiglie, infuriati con Bankitalia, con la Consob, con il governo. Non sono squali della finanza e forse avranno l'anello al naso, però adesso rivogliono i loro soldi. Racconti tutti uguali, sospetti nella loro ripetitività, quasi ci fosse un sistema: l'obbligazione in scadenza, il funzionario che dirotta l'investimento, le clausole illeggibili, il direttore che non avverte. C'è l'azienda che chiede un fido e che l'ottiene in cambio della sottoscrizione di titoli spazzatura. E c'è il privato che vuole un mutuo: glielo danno, però in parte deve investirlo. Prendete Annalisa Tranquilli, correntista dell'Etruria a Ostia. «I miei genitori mi hanno lasciato 125mila euro. Nel 2011 li ho investiti in obbligazioni ordinarie che rendevano il 4%. Nel 2014, pochi mesi prima della scadenza, mi hanno proposto di rinnovarle. E io ho detto sì. Il rendimento previsto stavolta era il 3,5». A giugno scorso la catastrofe. «Fuori della banca ho incrociato un'amica che mi ha detto: Ancora qui? Scappa, se fai ancora in tempo. Ho controllato e mi sono accorta che il prodotto era diverso, c'era un sub che non avevo visto. Potevano avvisarmi, raccontarmi delle loro difficoltà, almeno consigliarmi di salvare il salvabile. Quarantamila euro li avrei recuperati». Invece? «Invece niente, mi hanno detto che alla peggio avrei recuperato il capitale». Avrete il ristoro... «Ristoro? Rivoglio i miei soldi».
Oppure, ascoltate Marcello Meloni, 25 mila euro depositati nella filiale di Banca Etruria di Tarquinia: «È successo tutto in venti minuti. Alle 10 e 25 avevo delle obbligazioni ordinarie al 2,5%, alle 10 e 45, non so come, possedevo dei titoli subordinati al 3,5%. Mi sono accorto che c'era qualcosa di strano il lunedì successivo al commissariamento dell'istituto, quando le azioni hanno cominciato a scendere. Calavano, calavano, nessuno però mi ha detto di rivenderle. Anzi, mi hanno rassicurato. Tranquillo, il capitale lo recupera, male che vada verrà rimborsato dalla Banca d'Italia. Si è visto».
O cercate di consolare Gianni Ciarcia, che in questo giochetto ci ha rimesso 40mila euro.
«Una truffa, dov'erano quelli che dovevano controllare? E se è stato un errore, perché i dirigenti e non pagano mai? Che faranno per risarcirci almeno del capitale? Hanno salvato le banche con i nostri soldi e a me rimane solo la pensione». Meglio i soldi sotto il materasso? «Lì sotto posso metterci solo le chiacchiere dei politici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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