Alla Casa Bianca sono convinti che quando leggerete queste righe l'Iran avrà già lanciato la rappresaglia contro Israele per vendicare l'uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh. Non a caso, ieri sera alle 22, tutto lo staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale era convocato nello Studio Ovale. In verità sul possibile attacco vi sono poche certezze. Anche perché la Suprema Guida Ali Khamenei e i vertici della Repubblica Islamica devono tener conto delle conseguenze delle proprie mosse.
La risposta di Israele potrebbe prendere di mira la stessa dirigenza iraniana o le cruciali infrastrutture in cui si lavora allo sviluppo dei progetti nucleari. Dopo la clamorosa eliminazione di Haniyeh Teheran non è in grado di valutare né le complicità di cui gode il Mossad, né le falle che mettono a rischio la sicurezza dei propri leader. Dando il via libera all'attacco Khamenei rischierebbe insomma di mettere in gioco non solo le infrastrutture nucleari, ma anche la propria sopravvivenza fisica e politica. Due minacce da non prendere alla leggera.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha già riunito i responsabili della Difesa per valutare non solo la risposta all'attacco iraniano, ma anche un eventuale intervento preventivo. Durante l'incontro di domenica sera con il ministro della Difesa Yoav Gallant, il capo di Stato Maggiore dell'esercito Herzi Halevi, il capo del Mossad David Barnea e il capo dello Shin Bet Ronen Bar è stata discussa proprio la possibilità di colpire per primi l'Iran.
I funzionari della sicurezza hanno comunque sottolineato che la mossa verrebbe autorizzata solo in presenza di informazioni certe sull'imminenza dell'attacco. Ieri sera le ipotesi sulle tempistiche della rappresaglia iraniana restavano però assai contraddittorie.
Tra le avvisaglie più inquietanti vi è l'informativa con cui le autorità iraniane invitano i piloti degli aerei diretti verso il centro, l'ovest e il nord-ovest del Paese a cambiare rotta. Nel frattempo Teheran ripete di essere «legalmente autorizzata» a punire Israele per vendicare l'uccisione di Ismail Haniyeh. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Naser Kanani, Israele va colpita in quanto «fonte dell'escalation» in Medio Oriente.
«L' Iran - secondo Kanani - agisce nel quadro della Carta dell'Onu e del diritto internazionale...per difendersi, creare deterrenza, punire l'aggressore e proteggere la propria sicurezza nazionale».
In tutto ciò resta difficile da interpretare la visita dell'ex- ministro della Difesa russo, oggi Segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, Serghei Shoigu, arrivato in «visita di lavoro» in Iran ieri pomeriggio. Secondo il Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, Shoigu ha incontrato il suo omologo Ali Akbar Ahmadian, il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri e il neo eletto presidente Masoud Pezeshkian. I media israeliani non sembrano disposti a scommettere su un ruolo distensivo di Mosca. Secondo l'emittente israeliana Channel-14 i cargo russi avrebbero scaricato a Teheran alcune forniture di Iskander, i missili ipersonici a corto raggio, progettati per eludere i sistemi di difesa anti-area del nemico.
Chi scommette su un possibile rinvio dell'attacco segnala invece la confermata partecipazione iraniana a una riunione dei ministri degli esteri
dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oci) in programma mercoledì nella città saudita di Gedda. L'Iran potrebbe insomma aspettare l'esito dell'incontro per dare il via all'annunciata rappresaglia. O rimandarla a tempi migliori.
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