Augusta Montaruli è una dei deputati di Fratelli d'Italia che provengono dalla Generazione Atreju. Il partito di Giorgia Meloni è in evoluzione (soprattutto numerica). La storia della Montaruli è quella di una militante che si è avvicinata alla destra per suggestione prima ancora che per convinzione. Tra le battaglie che l'onorevole torinese ha condotto e sta conducendo in Parlamento c'è quella per l'approvazione della Lis, ossia della lingua dei segni. La Montaruli, nel corso di questa legislatura, è anche intervenuta in aula, esprimendosi mediante quel linguaggio. Lo scopo è stato anche quello di far compendere quanto e come il Parlamento fosse indietro nella recezione di necessità condivise da molti cittadini italiani. Non è ancora finita. Se non altro perché il riconoscimento avvenuto in Parlamento qualche giorno fa equivale, per la Montaruli, alla prima per quanto essenziale tappa da percorrere in questa che è una strada a tutela di diritti spesso dimenticati.
Cosa ha pensato quando il Parlamento ha riconosciuto la Lis?
"A tutte le persone che si sono battute per il riconoscimento in questi 40 anni senza distinzione ma con molta determinazione. L’Italia arriva in estremo ritardo e certo non siamo alla fine ma ad un punto d’inizio necessario per affermare i diritti civili dei sordi e dei madre lingua e il principio per il quale siamo di fronte ad un patrimonio linguistico che va rispettato non ad un semplice strumento di comunicazione".
Come mai lei persegue da tempo questa battaglia?
"Sono figlia di genitori sordi. In prima elementare mia nonna mi aiutò in un compito e la maestra mi mise una nota, chiedendo di vedere mia madre. Andai al colloquio con lei. La maestra parlava a mia madre sgridandomi, lei non capiva e io interpretavo. Allora mia madre si rivolgeva alla maestra a sua volta, questa non capiva e io interpretavo. Insomma, mi facevo la ramanzina da sola (sorride) ma dietro quell’episodio c'era un’arretratezza culturale profonda e un disagio in cui non volevo più trovarmi."
Qualche storia che conosce in merito a problemi di questo tipo e che ci vuole raccontare?
"Avere un sordo in ospedale e neppure un operatore sanitario in grado di comunicare con lui se non con i fogliettini è un’indecenza che è stata ancora più grave in epoca covid dove amici e parenti non possono fare ingresso nei reparti. Lasciare una persona alla malattia ed inoltre all’isolamento comunicativo è un dramma".
La politica sino ad ora cosa ha fatto? Dormiva?
"La politica si è fatta per troppo tempo dividere tra chi ne voleva fare una bandierina e chi si faceva convincere da assurde tesi per le quali, se riconosci una lingua, vi sarebbe uno stop al progresso scientifico. Niente di più falso: la Lis è utilizzata anche a supporto della logopedia e di chi vuole sottoporsi agli impianti. Finalmente si è trovato un fronte trasversale".
La Meloni condivide la sua battaglia per la Lis?
"Sì, lei e Fratelli d'Italia hanno sempre sostenuto la Lis. Anche in passato, quando un provvedimento sul riconoscimento venne arrestato dal termine della scorsa legislatura. In questa di legislatura, fin dalla inizio ne siamo stati promotori. Se si è arrivati a questo risultato è perché nessuno di noi, Meloni compresa, ha mai smesso di sollecitare e tenere alta l’attenzione in ogni modo".
Quali altri interventi si aspetta in breve tempo (e perché)?
"Ora è necessaria una legge quadro per attualizzare norme preesistenti come la legge 104 e per introdurne ulteriori affinché il riconoscimento si tramuti concretamente in un miglioramento della vita per tanti italiani".
Una volta conclusa questa battaglia, a quale altro tema si dedicherà?
"Questa e’ una battaglia non conclusa, siamo all’inizio".
Qual è la sua preoccupazione più grande in relazione al Covid?
"Che non si stia sufficientemente attenti alle conseguenze che derivano dalle politiche di restrizione del covid sul piano della crisi economica e della salute mentale"
Cosa ne pensa della sua generazione?
"Che è stata ingiustamente colpevolizzata come bambocciona. Sono frasi che non si dimenticano.
Lei spesso è ospite televisiva. Dice di essere una militante, ma non è che la fama cambia la qualità dell'impegno?
"Ogni volta che so che farò un passaggio in tv ristudio tutto in maniera maniacale. Quando sei riconoscibile sei più giudicabile ed e’ giusto. Ciò sprona ad essere sempre preparati e ad alzare l’asticella della qualità della proposta non ad abbassarla"
La Meloni dice che farà quello che gli italiani le chiederanno. Compreso, in caso, il premier. La Montaruli?
"La Montaruli è anzitutto una militante. Io spero di essere sempre questo".
La sua storia l'abbiamo già raccontata. Questi suoi primi anni in Parlamento al fianco della Meloni, invece, come sono stati?
"Pieni di responsabilità ma entusiasmanti, fedeli a noi stessi".
C'è qualcosa che desidera per l'Italia?
"Sì: un governo con un premier eletto dal popolo. Una cosa normale".
E qualcosa che desidera per se stessa?
"Saper vivere intensamente ogni giorno".
C'è un errore che non rifarebbe e di cui si pente?
"Ho sbagliato a fidarmi di persone confidando nella loro esperienza. Bisogna prima studiare e poi confrontarsi".
Qualcosa per cui invece non fa che ringraziare se stessa?
"Fare di una cosa brutta una bella per metterla al servizio degli altri. E’ successo anche con la Lis. Dal compito sbagliato di prima elementare ad aver sostenuto il riconoscimento della lingua in Parlamento".
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