Uno dei tre cattivi maestri seguiti in rete da almeno due terroristi di Dacca ha tenuto affollati sermoni a Milano e Brescia nel 2008 e 2009. Il controverso predicatore, Zakir Naik, 51 anni, è stato pure invitato a parlare a Roma, nel Centro studi americano, ad un incontro dove ha ribadito che «l'Islam è la soluzione per tutta l'umanità». Peccato che in un video sermone precedente avesse candidamente spiegato che se «Osama Bin Laden terrorizzava l'America io sto con lui. Ogni musulmano dovrebbe essere un terrorista». Ahmad Rafat, allora vicedirettore dell'agenzia di stampa AdnKronos, invitato per controbatterlo nella conferenza di Roma ricorda che Naik «con un linguaggio abbastanza accettabile per la cultura occidentale portava avanti idee molto integraliste. Ad un certo punto ha cominciato a dire che l'Islam è superiore a tutte le religioni».
Non solo: i video del cattivo maestro girano tutt'oggi fra un gruppo di pachistani fondamentalisti in un centro di accoglienza nel centro Italia, che fino a febbraio li usavano per convincere gli ospiti cristiani a convertirsi, dopo averli maltrattati.
Rohan Imtiaz, uno dei terroristi figli di papà che ha fatto a pezzi 9 italiani a Dacca, ha citato proprio Naik, in un post sulla sua pagina Facebook, sottolineando che «stimola tutti i musulmani ad essere terroristi». Il tagliagole di 22 anni, figlio di un politico di spicco al potere in Bangladesh, non è diventato un killer da un giorno all'altro. Assieme ad un altro membro del commando che ha fatto strage di italiani, Nibras Islam, ha subito il lavaggio di cervello in rete, via social o guardando Peace tv, nome subdolo, del canale di predicazioni di Naik molto seguito in Bangladesh.
«I pachistani mi facevano mangiare come un cane perché un infedele non può sedersi allo stesso tavolo dei devoti musulmani. Poi cercavano di convertirmi facendomi vedere i video sermoni di questo Naik, che sostenevano fosse un messaggero di Allah» spiega al Giornale un giovane ucraino scappato dalla Crimea annessa dai russi. Lui ha ottenuto l'asilo politico. Una trentina di pachistani sono nel centro di prima accoglienza da tempo, in attesa del ricorso sull'asilo che in prima istanza è stato rifiutato. «Minacciavano una donna pachistana cristiana e ferita in un attentato talebano perché non portava il velo. E non avevano alcuna intenzione di integrarsi. Mi dicevano che siamo noi europei a dover cambiare non loro musulmani» racconta la fonte. Nei video sermoni Naik auspica la sharia in tutto il mondo e la condanna a morte per i gay. «I pachistani fondamentalisti del centro sono pericolosi, ma la polizia non è mai venuta a controllali» spiega l'ucraino che adesso ha trovato lavoro.
I volontari della guerra santa del Bangladesh, che hanno raggiunto il Califfato in Siria, prima di partire seguivano in rete i sermoni di Naik. I kamikaze dell'11 settembre indiano a Mumbai nel 2008 avevano cd con le prediche del cattivo maestro. Nel 2009, Najibullah Zazi, un immigrato afghano che voleva piazzare una bomba nel centro di New York «amava le video prediche di Naik» secondo gli amici.
Un anno prima il cattivo maestro veniva invitato a parlare ad una conferenza nel Centro studi americano di Roma allora presieduto da Giuliano Amato. Nel tour italiano ha tenuto affollati sermoni ai musulmani di Milano e Brescia parlando in urdu, la lingua pachistana, che sono su YouTube. (Guarda il video qui).
Un anno dopo le prediche in Italia, il Canada e l'Inghilterra gli hanno vietato l'ingresso per «i suoi discorsi che incitano l'odio». Anche la Malesia l'ha messo la bando ed il governo indiano, dopo la strage di Dacca, potrebbe chiudere la fondazione islamica di Naik con sede a Mumbai accusata di ispirare il terrorismo. Prima del viaggio in Italia, Naik sosteneva che «pure un pazzo capirebbe che l'attacco dell'11 settembre è stato progettato da George W. Bush in persona, terrorista numero uno». Sul capo di Al Qaida si è lasciato andare: «Se Osama bin Laden combatte i nemici dell'Islam io sono con lui. Se terrorizza l'America sto con lui. Ogni musulmano dovrebbe essere un terrorista».
Grande oratore, intelligente ed ambiguo sostiene che la religione musulmana conquisterà il mondo perché «vuole dire pace». Non a caso lo scorso anno re Salman gli ha consegnato personalmente il premio dell'Arabia Saudita per «il servizio reso alla diffusione dell'Islam».
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