Le liste di Letta fanno infuriare il Pd. Gli amici catapultati nei fortini sicuri: la rabbia dei territori

Dalla Campania alla Toscana: nel Pd esplode la protesta dei circoli dopo la decisione dei vertici del Nazareno di ignorare i territori e catapultare big e nomi esterni nelle liste per le prossime elezioni politiche

Le liste di Letta fanno infuriare il Pd. Gli amici catapultati nei fortini sicuri: la rabbia dei territori

Dalla Campania alla Toscana: nel Pd esplode la protesta dei circoli dopo la decisione dei vertici del Nazareno di ignorare i territori e catapultare big e nomi esterni nelle liste per le prossime elezioni politiche. Fioccano le rinunce da parte dei candidati. Mentre si preparano proteste clamorose e appelli a disertare le urne il prossimo 25 settembre. Letta premia la sua corte magica e manda allo sfacelo il partito. La Campania detiene il primato. È la Regione più saccheggiata. Un dato è clamoroso: nessun senatore eletto rappresenterà i territori campani. A Napoli città a guidare la lista sarà Dario Franceschini, il ministro della Cultura sponsor del ritorno in Italia di Enrico Letta per assumere la guida del Pd dopo la gestione flop di Nicola Zingaretti.

Contro Franceschini la rete si sta scatenando con battute al veleno e indignazione. Nel frattempo la moglie, Michela De Biase, sarà capolista nel Lazio per la Camera dei Deputati. Nell'altro collegio Senato in Campania, che comprende le quattro città di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, a capo della lista ci sarà l'ex leader della Cgil Susanna Camusso. Due seggi sicuri per un ferrarese e un milanese. Scelta che terremota il partito in Campania. Federico Conte, deputato uscente di Salerno, molla la lista dei dem. Un'analoga decisione arriva dall'ex parlamentare Camilla Sgambato che dice no alla seconda posizione. Resta a casa l'ex sottosegretario Umberto del Basso de Caro che pare sia pronto a sostenere addirittura la coalizione di centrodestra dopo lo schiaffo di Letta. Brucia in Campania l'esclusione dalle liste del presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero. Alla Camera il ministro della Salute Roberto Speranza guiderà il listino nella città di Napoli. Mentre il medico Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ammazzato dalla camorra, è stato spedito alla roulette russa del maggioritario. Decisione che crea malumori. In Toscana per far posto all'ex presidente della Camera Laura Boldrini, nata nelle Marche, sono state sabotate le candidature di due toscani doc: Stefano Ceccanti e Luca Lotti. Si sta facendo un tentativo per recuperare in extremis Ceccanti in posizione utile. Manovra simile è in corso in Campania per il sottosegretario Enzo Amendola scaricato al terzo posto al Senato. Gli spazi sono ristretti. I vertici dem occupano ogni pezzo di territorio. La romana Beatrice Lorenzin, una vita nel centrodestra, correrà in Veneto da capolista e in posizione utile anche in Piemonte. Alessandra Moretti, che sperava in un rientro a Roma, pare non abbia gradito l'atterraggio della Lorenzin in Veneto. In Sicilia il Pd è messo male. Starà peggio dopo l'arrivo da Bergamo di Annamaria Furlan, l'ex sindacalista guiderà la lista del Pd al Senato. E da ieri rimbalza la notizia di una candidatura in Sicilia nelle liste dem dell'ex ministro della Scuola Lucia Azzolina. In Puglia sbarca il bergamasco Antonio Misiani. E il senatore uscente Dario Stefano riconsegna la tessera del Pd.

È tutto un gioco d'incastri per garantire una poltrona sicura agli amici. A dispetto della base e dei territori. In Piemonte sbarca Riccardo Magi, candidato blindato in quota Più Europa. Mentre Piero Fassino viene dirottato in Veneto. Dal Friuli al Piemonte, passando per Roma, ecco che arriva con il paracadute ben stretto il capogruppo Debora Serracchiani. E nemmeno il segretario ha voluto sottrarsi al gioco della catapulta infernale: Letta, da pisano, correrà in Lombardia e Veneto. In Emilia non c'è solo il caso Casini: la candidatura dell'ex presidente della Camera non va giù all'Emilia rossa. Ora i circoli devono accettare un altro rospo: l'arrivo dell'esterno Angelo Bonelli. Tra malumori e rinunce c'è anche qualche ripensamento: «Ho ricevuto nelle ultime 24 ore una marea di telefonate e messaggi di persone che mi hanno manifestato un enorme affetto e stima. Sono francamente molto colpita da questa mobilitazione e non posso rimanere indifferente all'appello che mi viene rivolto.

Tutti mi hanno detto che non posso rimanere in panchina nella partita più importante che dobbiamo giocare per il nostro paese. Sono una che combatte e non si spaventa anche di fronte alle battaglie difficili. Sono, perciò, a disposizione della nostra comunità politica», annuncia sui social Alessia Morani.

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