L'Italia guida la rivolta per cambiare subito la formula delle tasse

Sette ministri dell'Economia con Padoan: chiedono alla Ue di rivedere il meccanismo di calcolo che stabilisce la pressione tributaria

L'Italia guida la rivolta per cambiare subito la formula delle tasse

Roma Fra 15 giorni esatti, il governo deve presentare a Bruxelles il Documento di economia e finanze (Def). In quel testo dovrà indicare il profilo di finanza pubblica del prossimo triennio. E dovrà rivelare quanta flessibilità di bilancio intende utilizzare; e, soprattutto, se pensa di applicarla per la riduzione delle tasse su imprese e persone fisiche.Molto probabilmente, i refoli che arrivano dalla Commissione sulla flessibilità che il governo intende sfruttare non sono così positivi. Così, in attesa di conoscere le valutazioni politiche, da due giorni è partita un'offensiva tecnica. Che ha come obbiettivo la modifica della formula a lato. Formula che misura il grado di avvicinamento di un Paese al pareggio strutturale di bilancio (zero deficit): risultato ottenuto solo dalla Germania. Tecnicamente, si chiama «output gap». La Commissione europea calcola questo output gap prendendo in considerazione due anni, mentre tutti gli Stati lo calcolano su un lasso temporale di quattro anni. Visto che una componente essenziale dell'output gap è l'andamento del pil potenziale (cioè le reali potenzialità di crescita di una Nazione), lo stesso può essere calcolato in chiave più positiva se rapportato ad un periodo di tempo più lungo da prendere in considerazione.Su questo tema otto Paesi hanno firmato una lettera in cui chiedono agli uffici tecnici della Commissione di rivedere il sistema di calcolo dell'output gap, a partire proprio dal periodo da prendere in considerazione per il calcolo del pil potenziale. La lettera l'hanno ricevuta anche il vice presidente della Commissione, Vladimir Dombrovskis, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem ed il commissario Pierre Moscovici. Fra i firmatari, manco a dirlo, c'è l'Italia. In compagnia di Spagna, Portogallo, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia.La lettera parte da un assunto. Visto che «la produzione potenziale è sconosciuta - scrivono - la stima della stessa è caratterizzata da un elevato grado di incertezza». Ne consegue che - scrivono - «identificare i componenti ciclici e di tendenza della produzione è un compito complesso anche in condizioni normali, ma diventa particolarmente difficile in tempi di crescita economica debole e nei quali l'implementazione di riforme provoca cambiamenti strutturali».Per di più, nei sistemi di calcolo c'è «un'incoerenza specifica. Ci riferiamo - continuano i ministri - all'armonizzazione dell'orizzonte temporale adottato dalla Commissione nelle sue previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica con quello dei programmi di stabilità e di convergenza, in modo da realizzare stime dell'output potenziale e dei bilanci strutturali sulla base del medesimo orizzonte temporale». E ricordano che «al momento la Commissione stima l'output potenziale utilizzando l'orizzonte temporale delle previsioni più recenti, che è di due anni, mentre gli Stati membri utilizzano un range di quattro anni».E gli otto ministri suggeriscono «con forza» che vengano presi in considerazione i quattro anni e non più i due.

E concludono suggerendo anche una revisione della formula dell'output gap, affiancando ad esso anche altri indicatori in grado di elaborare le condizioni di finanza pubblica. In altre parole, puntano a rivedere il meccanismo di calcolo della formula che, da un punto di vista matematico, decide quale Paese deve pagare più tasse.

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