L'Italia manderà altre armi a Kiev: si lavora al decreto (ma sarà secretato)

Invieremo missili anti-carro e mezzi blindati Lince. La prossima settimana il testo di Difesa, Esteri ed Economia, solo il Copasir potrà visionarlo. L'Ue verso l'embargo al petrolio, ma dopo le elezioni in Francia.

L'Italia manderà altre armi a Kiev: si lavora al decreto (ma sarà secretato)

Un'Europa a due tempi. Che accelera sull'invio di armi a Kiev ma è invece attendista sull'embargo del petrolio russo.

Il primo fronte, d'altra parte, non lascia spazio a esitazioni, perché l'offensiva di Mosca in Donbass è attesa per martedì o mercoledì, deadline entro la quale devono arrivare gli eventuali rifornimenti. In particolare quelli della Nato, che sta lavorando su come inviare - via treno oppure via aereo - carri armati in Ucraina. Le forniture italiane, invece, arriveranno più avanti, perché il decreto interministeriale di Difesa, Esteri ed Economia non dovrebbe vedere la luce prima di metà della prossima settimana. Anch'esso - come il primo provvedimento di inizio marzo - resterà secretato e sarà visionabile solo dal Copasir.

Il secondo fronte, quello energetico, risente invece dei tempi della politica. E per questo l'Europa - questa volta più per scelta che per reale titubanza - ha deciso di muoversi con prudenza. Se il conflitto andrà avanti, infatti, a Bruxelles sono quasi tutti convinti - compresi i vertici della Nato - che un embargo del petrolio russo sia sostanzialmente inevitabile. Impossibile, infatti, che il Vecchio continente continui a versare a Mosca quasi un miliardo di euro al giorno di bolletta energetica (650 milioni per il gas e 350 per il petrolio). Tutti soldi - lo ha ricordato più volte anche Draghi - non fanno altro che finanziare l'invasione militare in Ucraina.

Il nodo, però, sono i tempi. Per due ordini di ragioni. La prima è che il 24 aprile la Francia sarà alle prese con il ballottaggio presidenziale tra Macron e Le Pen. E tutte le cancellerie europee, vista la situazione di grande instabilità complessiva, auspicano che all'Eliseo ci sia una continuità. Aprire il dibattito sull'embargo del petrolio russo, invece, rischierebbe di dare benzina alla campagna elettorale della leader del Rassemblement National che, non a caso, proprio ieri parlava di «manipolazione del voto». La seconda è che la Germania ha bisogno di tempo per metabolizzare il suo via libera. Che per quanto riguarda il petrolio dovrebbe alla fine arrivare. Diverso, invece, lo scenario sul fronte del gas, visto che i tedeschi importano il 49% del loro fabbisogno dalla Russia e, dunque, chiudere i rubinetti del gas in tempi stretti è una strada difficilmente percorribile. Questione che il cancelliere Scholz ha già informalmente sottoposto ai suoi partner europei. D'altra parte, non è un mistero che sul punto Berlino sia per nulla ricettiva, tanto che Zelensky non ha esitato a usare parole molto dure verso la Germania.

La Commissione Ue, intanto, ha bocciato - con un parere preliminare - il decreto firmato lo scorso 31 marzo da Putin. Secondo gli uffici giuridici di Bruxelles, infatti, la pretesa di Mosca che le forniture di gas siano pagate in rubli su conti ad hoc presso la Gazprombank vìola le sanzioni adottate dall'Ue nei confronti della Russia, visto che cambia il quadro legale dei contratti già stipulati che prevedono espressamente che il pagamento avvenga in dollari (oppure - ma non sempre - in euro).

Ma è sui rifornimenti di armamenti che, in queste ore, punta l'Occidente. Con la consapevolezza che le prossime ore potrebbero essere decisive per le sorti del Donbass e, forse, dell'intero conflitto tra Russia e Ucraina.

Ecco perché la Nato si sta adoperando per l'invio di carri armati al confine ucraino e perché l'Italia sta mettendo a punto un secondo decreto interministeriale per mandare armi. Tra cui missili anti-carro, mezzi blindati Lince e munizioni. Un provvedimento, spiega il sottosegretario alla Difesa Mulé, che «arriverà nei prossimi giorni».

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