La Russia è responsabile per l'assassinio di Alexander Litvinenko, avvenuto a Londra nel 2006 usando polonio radioattivo. È questo il verdetto emesso ieri dalla Corte Europea per i Diritti Umani, alla quale si era rivolta la vedova di Litvinenko, Marina, che avrà diritto a un risarcimento di 100mila euro. Secondo la Corte, è provato che ad avvelenare l'ex agente segreto russo, poi passato alla Gran Bretagna che gli aveva concesso la cittadinanza, siano stati i due agenti russi Andrei Lugovoi e Dmitry Kovtun: lo provano «l'operazione complessa e pianificata che implicò la capacità di procurarsi una sostanza mortale molto rara» e disponibile ai servizi segreti russi, l'organizzazione del viaggio a Londra dei due e i ripetuti tentativi di somministrare il polonio alla vittima prima di quel 2 novembre in cui Litvinenko cadde nella trappola e sorseggiò del tè radioattivo in compagnia di Lugovoi e Kovtun in un hotel di Londra.
Litvinenko, che aveva 42 anni, agonizzò per tre settimane prima di morire, e fece in tempo a registrare un video dal suo letto in cui accusava Vladimir Putin di aver ordinato il suo avvelenamento. E questo perché l'ex agente dell'Fsb aveva svelato un piano del presidente per far uccidere il suo rivale Boris Berezovskij in Inghilterra, oltre a indicare in Putin il mandante di alcuni attentati del 1999 che causarono centinaia di morti in Russia e furono attribuiti ai ribelli ceceni, fornendo il pretesto per attaccare la Cecenia.
Lugovoi (in seguito eletto al Parlamento di Mosca) e Kovtun, che oggi è un uomo d'affari, hanno sempre negato tutto e Mosca non ha mai concesso l'estradizione. Il portavoce di Putin, Dmitry Peshkov, ha respinto il verdetto della Corte Europea, sostenendo che «mancano i risultati delle indagini» (ma la Corte ha stabilito che fu Mosca a non fornire il materiale richiesto). Rimane il fatto che, dopo quello di Litvinenko, in Inghilterra si verificò una lunga striscia di omicidi di oppositori di Putin (lo stesso Berezovskij fu trovato impiccato in casa a Londra nel 2013) finché nel 2018 a Salisbury andò a vuoto un altro tentativo di avvelenamento. A salvarsi furono un'altra ex spia russa riparata in Inghilterra, Sergei Skripal, e sua figlia Yulia. Anche in questa occasione, Londra accusò e identificò due agenti russi, che negarono comicamente sostenendo di essersi recati nella cittadina inglese per turismo in pieno inverno. Ieri la polizia britannica ha rivelato di avere abbastanza elementi per accusare anche una terza persona.
Continuano intanto in Russia le proteste per i maxi brogli che hanno consentito al partito putiniano di vincere le elezioni. Statistici vicini all'opposizione affermano che Russia Unita avrebbe ottenuto il 31/33% invece del 50 dei dati ufficiali, mentre ai comunisti spetterebbe circa il 25% invece del 19. E l'oppositore numero uno di Putin, Aleksei Navalny (lui pure sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento) canta comunque vittoria dal carcere in cui è rinchiuso. «Il voto intelligente contro Putin ha ottenuto un grande successo - scrive su Instagram ma il risultato è stato ridisegnato da falsi voti elettronici.
Ora dobbiamo ottenere più voti, mettere in campo osservatori imparziali e protestare per avere elezioni oneste. Siamo la maggioranza, solo i brogli lo hanno nascosto, e alla lunga vinceremo noi: non è uno sprint, ma una maratona».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.