Confindustria annuncia di essere pronta ad aprire le sue fabbriche per vaccinare i dipendenti e i loro familiari e contribuire all'accelerazione della campagna di immunizzazione che continua a essere in salita. Mentre preoccupa il taglio delle forniture delle dosi di Astrazenca, a Palazzo Chigi arriva la proposta del presidente degli industriali Carlo Bonomi: «I dipendenti delle aziende associate a Confindustria sono oltre 5 milioni e mezzo e, se consideriamo il gruppo familiare, pensiamo di poter dare un contributo a vaccinare oltre 12 milioni di italiani. Raccogliendo l'invito del presidente del Consiglio, Mario Draghi, per una grande alleanza pubblico-privato sul piano vaccinale, abbiamo mandato una nota a palazzo Chigi due giorni fa per mettere a disposizione le strutture dell'industria privata, per considerare le fabbriche un luogo di comunità, per contribuire al piano vaccinale».
Il premier nel suo discorso al Senato aveva parlato della necessità di utilizzare ogni luogo pubblico possibile per poter vaccinare la popolazione, dalle caserme alle palestre delle scuole, dai parcheggi agli aeroporti alle stazioni delle grandi città. Sembra un addio implicito all'idea delle primule del commissario Domenico Arcuri, nonostante le quattro offerte per un bando che comunque prevedeva la possibilità di interrompere la procedura in qualsiasi momento.
E se ora le dosi scarseggiano, con tagli sulle consegne annunciati da Astrazeneca, il piano del governo è recuperare il tempo perso sul fronte organizzativo, farsi trovare pronti nel momento in cui le fiale arriveranno, per non lasciarle nei frigoriferi. Oggi il tasso di dosi iniettate rispetto ai vaccini consegnati è del 74 per cento, da un lato per la necessità di conservare le fiale per i richiami ma anche per la mancanza di strutture e personale sanitario per le somministrazioni. Ma la percentuale di inoculazioni andrà incrementata se l'obiettivo è quello di arrivare a vaccinare 500mila persone al giorno nel prossimo trimestre. «Dobbiamo fare come all'estero dove si stanno utilizzando le fiere, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie. Insomma strutture già esistenti. Si può benissimo fare anche in Italia. Confindustria ha già offerto alla Regione Lazio il suo centro congressi», ha ricordato Bonomi.
Sulla stessa linea anche Confapi (Confederazione della piccola e media industria italiana), che ha dato la medesima disponibilità di spazi: «Solo la più ampia e rapida copertura della campagna vaccinale contro il Covid-19 consentirà al sistema produttivo e alla società italiana di ripartire. Coniugare salute e lavoro è possibile, per questo Confapi già a dicembre ha proposto di impegnare le aziende nella vaccinazione dei lavoratori, in collaborazione con medici del lavoro, scrivendo una lettera all'allora capo del governo Conte, ai suoi ministri, al commissario Arcuri e ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil».
Una disponibilità che è stata già «ribadita anche al Presidente del Consiglio Mario Draghi in sede di consultazioni».
Per questo la Confederazione «accoglie con viva soddisfazione l'apertura in questa direzione manifestata anche da altre organizzazioni datoriali, come Confindustria. Con l'alleanza salute e lavoro l'Italia può ripartire, le piccole e medie industrie private di Confapi sono pronte come sempre a fare la loro parte».
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