L'offerta sulle terre rare. "Ma garanzie per la pace"

L'ucraino smorza i toni: "Minerali, sì all'intesa. Non devo scuse a Trump, ma Usa strategici". Rutte: "Gli ho chiesto di ricucire"

L'offerta sulle terre rare. "Ma garanzie per la pace"
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Il giorno dopo la grande umiliazione messa in scena da Donald Trump nell'imboscata della Casa Bianca, Volodymyr Zelensky si guarda attorno in cerca di volti amici. Scaricato in diretta dal principale alleato, come una sposa lasciata sull'altare con tanto di richiesta di restituzione dei regali, il leader ucraino è volato ieri a Londra per il vertice con gli alleati europei e con la Turchia che si terrà oggi (ci sarà anche la premier italiana Giorgia Meloni) e ha deciso di anticipare a ieri pomeriggio, bisognoso com'era di un abbraccio, il bilaterare con il premier britannico Keir Starmer.

Un volto amico che ha rincuorato un po' Zelensky, scosso sia per le scarsissime possibilità che ha ormai la sua Ucraina di uscire dalla guerra con una pace giusta sia per il modo in cui è stato trattato da un punto di vista umano nel trappolone orchestrato da Donald Trump e dal suo vice JD Vance in cui si è manifestato tutto l'antico fastidio del presidente statunitense per un collega a cui nulla lo accomuna, nemmeno lo stile. Già, perché tra le cose che hanno contribuito ad alzare il grado di irritazione del tycoon nei confronti del suo interlocutore venerdì c'è stato anche il suo look: quello che da tre anni Zelensky indossa in tutte le occasioni per dare il senso di un presidente combattente, maglietta militare e niente giacca né cravatta e che è sempre stato guardato con benevolenza dai leader occidentali, ma non da Trump: «Oggi è vestito di tutto punto», avrebbe commentato ironico il presidente Usa accogliendo il collega al suo arrivo all'ingresso dell'Ala Ovest.

Ieri Zelensky è tornato nella sua comfort zone. Ma, superata la vergogna per quella scena che a tutto il mondo è sembrato un trionfo cringe, ha deciso di provare in parte a ricucire il rapporto con l'(ex?) alleato, nel tentativo di riconquistare quegli aiuti che sembrano a forte rischio: armi ma anche la condivisione di informazioni di intelligence, l'addestramento di truppe e piloti e l'uso di una base militare Usa in Germania. In un'intervista rilasciata poco dopo lo scontro a Fox News, canale molto vicino a Trump, Zelensky ha badato bene a ringraziare la Casa Bianca, cosa che gli è stata più volte rimproverato dai due bulli della Casa Bianca: «Sono molto grato agli Stati Uniti per il loro sostegno. Ci avete aiutato a sopravvivere». E ha anche riconosciuto che è «comprensibile» che Trump cerchi il dialogo con il Cremlino. Anche se poi ha precisato di «non dovere nessuna scusa a Trump» e di volere che l'inquilino della Casa Bianca «fosse più dalla nostra parte e non nel mezzo perché Putin ci ha aggredito». Zelensky ha anche constatato che «senza l'aiuto degli Stati Uniti sarà difficile per l'Ucraina respingere la Russia» ma che comunque «sono sicuro che il rapporto con Donald Trump può essere salvato». Quanto alle sue dimissioni, Zelensky ha dribblato la richiesta da parte del senatore repubblicano Lindsey Graham. «Gli americani scelgono il presidente, gli ucraini scelgono il loro. Funziona così».

Un parziale dietro front a cui Zelensky potrebbe essere stato indotto anche dai consigli dei suoi alleati europei, come il segretario generale della Nato Mark Rutte, che alla Bbc si è rivolto direttamente all'uomo di Kiev: «Devi trovare il modo, caro Volodymyr, di ristabilire la tua relazione con Donald Trump e l'amministrazione Trump». Più che un consiglio, una supplica.

Per ottenere questo risultato, Zelensky sembra disposto a gettare sul tavolo l'unica carta che ha in mano, i minerali rari. «Siamo pronti a firmare l'accordo e sarà il primo passo verso le garanzie di sicurezza.

Ma non è abbastanza, e abbiamo bisogno di più di questo. Un cessate il fuoco senza garanzie di sicurezza è pericoloso per l'Ucraina», scrive su X. E per tutto il mondo occidentale, anche se la cosa non sembra interessare più a molti.

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