Di mezzo c'è la stabilità del Medioriente, ora che anche l'Egitto ha annunciato di unirsi formalmente alla causa intentata dal Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aja (Cig), con l'accusa di genocidio. Il clima si fa pesante. Dal Cairo trapela che l'offensiva israeliana su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, mette ad alto rischio il trattato di pace con Israele, in cui l'Egitto nel '79 fu il primo paese arabo a riconoscere lo Stato ebraico. L'Onu avvisa che l'attacco su larga scala contro la città al confine con l'Egitto violerebbe il diritto internazionale umanitario. Ecco perché il pressing americano è più intenso che mai. Il segretario di Stato americano Antony Blinken avverte: «Causerebbe caos e anarchia, senza eliminare Hamas.
Fonti anonime del Washington Post svelano che pur di fermare l'attacco massiccio, l'amministrazione Biden avrebbe mandato questo messaggio figurato a Israele: «Vi diciamo noi dove trovare i grandi capi di Hamas, compreso Yahya Sinwar, il leader palestinese della Striscia e mandante della strage del 7 ottobre. E vi aiutiamo a scovare i tunnel nascosti del gruppo. In cambio, cancellate dai vostri piani la vasta offensiva su Rafah». Il presidente americano si gioca la rielezione a causa delle contestazioni pro-Gaza in patria e avrebbe promesso al premier israeliano Benjamin Netanyahu «informazioni sensibili di intelligence» per catturare il numero uno del gruppo estremista nella Striscia. La Casa Bianca sostiene di averle già condivise. Ma il punto è che Sinwar potrebbe essere tornato nella sua città natale, Khan Younis (8 chilometri a nord di Rafah), secondo funzionari israeliani. E questo elemento potrebbe essere cruciale per far desistere Israele, che punta su Rafah anche per catturare Sinwar, vivo o morto.
L'obiettivo di Biden è fermare la vasta azione militare nella città dove hanno trovato rifugio oltre un milione di sfollati palestinesi e arrivare a una tregua, nonostante Hamas accusi il presidente Usa della «battuta d'arresto» nelle trattative per aver detto che il cessate il fuoco sarebbe possibile «domani» se il gruppo liberasse gli ostaggi. L'Amministrazione americana avrebbe già ricevuto rassicurazioni da Israele che Rafah non sarà colpita in maniera massiccia prima dell'evacuazione di 800mila palestinesi, di cui 300mila già fuoriusciti. Gli Stati Uniti, che hanno sospeso l'invio di bombe e aiuti militari a Israele per i timori su Rafah, si sono anche offerti di collaborare a costruire tendopoli e infrastrutture per il sostegno umanitario.
L'indignazione cresce negli Usa e nel mondo dopo 219 giorni di guerra. I morti a Gaza sono oltre 35mila. Il presidente turco Erdogan addita i «metodi genocidi di Netanyahu da far invidia a Hitler», ma sono le parole di un leader pro-Hamas. A dare il polso dell'irritazione statunitense è il capo della diplomazia Usa Blinken: «A Gaza sono stati uccisi più civili che terroristi e c'è un divario fra le intenzioni di Israele e i risultati in termini di protezione dei civili». Netanyahu è stato avvisato che non dovrà superare la linea rossa di Rafah. «Entro oggi - ha avvertito il capo dell'Ocha, l'Agenzia umanitaria delle Nazioni Unite - è probabile che finiscano gli aiuti umanitari nel sud». Israele apre un nuovo valico con il nord della Striscia, il Passaggio di Erez Occidentale nella zona di Zikim, sulla costa. Ma gli attacchi proseguono a Jabalia, dove Hamas si sarebbe riorganizzata.
L'Idf ha eliminato Naeem Ghoul, terrorista responsabile della detenzione del caporale Noa Marciano e del lancio di razzi verso Israele, proseguiti da Rafah ancora ieri. Blinken si appella a Netanyahu: «Serve un piano per il dopoguerra o ci sarà un vuoto che sarà riempito dal caos, dall'anarchia e, alla fine, di nuovo da Hamas».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.