"Lombardia a secco, riserve dimezzate. Già ridotte le attività idroelettriche"

L'assessore regionale: "Erogare solo in casi di stretta necessità"

"Lombardia a secco, riserve dimezzate. Già ridotte le attività idroelettriche"

Massimo Sertori, assessore agli Enti locali, alla Montagna e ai Piccoli Comuni della Lombardia, ha convocato il prossimo tavolo sull'emergenza idrica venerdì 3 marzo. Un tavolo che è diventato permanente. «Sì, dall'ottobre 2022 ci si riunisce a cadenza regolare, gli ultimi incontri risalgono al 14 dicembre e al 26 gennaio: quando un problema è complesso solo confrontandosi si può arrivare a una sintesi. Ci saranno gli enti interessati, le Società idroelettriche, gli agricoltori, i Consorzi di bonifica dei canali oltre agli assessori competenti».

La prima questione?

«Visto che abbiamo ben presente i monitoraggi e vista l'esperienza dell'anno scorso, da febbraio stiamo dicendo di contenere l'acqua il più possibile nei laghi e negli invasi. Di erogarla lo stretto necessario».

Cosa è emerso dai monitoraggi?

«La risorsa idrica è composta dall'acqua dei laghi, delle dighe e dalla neve in quota. Il livello di emergenza si ha quando si va sotto del 30% rispetto alla media delle stagioni 2006-2020. L'anno scorso siamo arrivati al 52% in meno, quest'anno siamo già al 57%».

Come si eroga l'acqua lo stretto necessario?

«A febbraio abbiamo ridotto al minimo l'attività della centrale idroelettrica sul Mincio. Poi siamo pronti a replicare le misure dell'anno scorso dimezzando la quota del minimo deflusso vitale, la quantità che, secondo una disposizione europea, va lasciata nei laghi e nei fiumi per garantire la sopravvivenza delle specie, animali e vegetali».

Dimezzare e non eliminare.

«Sì e per un periodo limitato. L'anno scorso siamo ricorsi a delibere di giunta per accelerare la procedura. Quando c'è poca acqua i vari interessi sono in contrasto tra loro. Ad esempio le società idroelettriche vorrebbero azionare le turbine quando il prezzo dell'energia è alto in borsa, per questo è importante confrontarsi e coordinarsi».

Quali interventi sono finalizzati al recupero idrico?

«Sono in corso al 60% le paratie del lago di Como per evitare gli allagamenti nei punti più bassi, come succede in piazza Cavour. Questo intervento permette di far salire il livello del lago di 10-15 centimetri, significa disporre di 15 milioni di metri cubi d'acqua in più (ogni centimetro corrisponde a un milione di metri cubi). Poi è stata avviata una sperimentazione sul Lago Maggiore. Si è deciso di portare il livello a 1 metro e 35 (era di un metro) per favorire la navigazione, siamo convinti che vi sia una ricaduta benefica anche per l'approvvigionamento idrico ma occorre mediare con gli Svizzeri che non vorrebbero rinunciare alle spiagge».

Si parla dell'opportunità di costruire nuovi bacini.

«I grandi bacini naturali sono i laghi, è importante prendersene cura e lo stiamo facendo. Creare bacini nuovi significa attuare infrastrutture. Le cave dismesse vanno impermeabilizzate e connesse alla rete di distribuzione, il tutto richiede investimenti importanti. Per questi progetti a lungo termine è necessario l'intervento del governo. Il governatore ne ha parlato con la presidente Meloni. Anche la salinizzazione del Po va risolta con interventi statali: quando si conserva l'acqua per irrigare tenendola a monte, la portata del Po diminuisce, così il fiume sfocia lentamente e subisce il contraccolpo delle onde».

Il consigliere Matteo Piloni (Pd) ha detto che Fontana avrebbe dovuto dichiarare lo stato di calamità.

«Peccato che lo stato di calamità si

chieda quando i raccolti vanno in malora per ottenere gli indennizzi. Non esiste una calamità preventiva. Fontana ha chiesto lo stato di crisi idrico in dicembre e il consiglio dei ministri lo ha prorogato per tutto il 2023».

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