Cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. Anzi sì. Il Regno Unito post-Brexit sostituisce gli immigrati europei con quelli extra-Ue e invece di tenere a bada gli ingressi, come promesso dai governi Conservatori, segna il record di immigrazione netta per il 2022, la differenza cioè tra il numero totale di immigrati arrivati dall'estero (1,2 milioni circa, secondo le stime) e il numero di migranti che hanno lasciato il Paese (557mila). Risultato: 606mila immigrati netti dal giugno 2021 al giugno 2022, il 24% in più dell'anno precedente, quando il numero netto di stranieri entrati nel Paese era di 488mila. Cifre triplicate rispetto alla media pre-Brexit, che si aggirava intorno ai 200/250mila l'anno. Con un massiccio ingresso di immigrati extra-Ue: sono stati 925mila gli ingressi complessivi di cittadini non-europei e 151mila quelli di europei. La forza lavoro per far andare avanti il Paese è necessaria, eccome, nell'agricoltura e nella sanità, nei servizi pubblici e nelle università. Ma a colmare il vuoto non arrivano più così tante forze dal vecchio continente.
Il governo di Rishi Sunak finisce sotto attacco per la promessa che ha accompagnato tutte le campagne elettorali dei Tories: «riprendere il controllo delle frontiere» dopo la Brexit. E Nigel Farage, il «padre» del divorzio dall'Ue, dopo averla definita «fallita» a causa dei politici conservatori, «inutili quanto i commissari europei», torna a colpire l'esecutivo per la «totale violazione di fiducia» tra elettori e governo. Il primo ministro Sunak si difende e, pur ammettendo che i numeri «sono troppo alti» e serve altro impegno per portarli più giù, alla fine taglia corto: «L'immigrazione non è fuori controllo». A rischiare, prima del premier, è la ministra dell'Interno Suella Braverman, che l'anno scorso aveva parlato di un obiettivo di immigrazione di 100mila e aveva avvertito che «bisogna addestrare cittadini britannici a fare tutti i lavori finora svolti da immigrati».
L'ufficio nazionale di statistica, l'Ons, spiega che «una serie senza precedenti di eventi globali e la revoca delle restrizioni a seguito della pandemia di coronavirus hanno portato a livelli record di immigrazione internazionale nel Regno Unito».
La ragione? «I principali fattori sono le persone che arrivano nel Regno Unito da Paesi extra Ue per lavoro, studio o per motivi umanitari, compresi quelli provenienti da Ucraina e Hong Kong», rispettivamente 114mila profughi di guerra e 52mila persone in fuga dalla morsa cinese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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