L'open day di Janssen degenera in maxirissa. Urla, spinte e malori col miraggio monodose

In 5mila per 1.200 dosi (diventate 3mila). Il sindaco Merola chiede scusa

L'open day di Janssen degenera in maxirissa. Urla, spinte e malori col miraggio monodose

Altro che discoteca. Altro che concerto rock. Migliaia di persone si sono accalcate ieri mattina a Bologna davanti all'hub vaccinale in fiera, per l'open day - il primo in Emilia-Romagna - organizzato dalla Ausl di Bologna. Una festa dell'immunizzazione degenerata in caos.

L'apertura delle porte dell'hub vaccinale era prevista per le 8 di mattina: a quel punto, però, la situazione era già sfuggita di mano agli organizzatori e a quanti tra le persone in fila avevano cercato di darle un ordine. Il miraggio per tutti erano le 1.200 dosi di vaccino Janssen (Johnson&Johnson) messe a disposizione a chiunque si presentasse, senza vincoli di età, di professione, di patologie. Naturalmente ad attrarre una simile folla, per lo più di ragazzi tra i 20 e i 30 anni, era il fatto che il Janssen è l'unico vaccino «one shot», che necessita una sola dose. E naturalmente molti ragazzi vedono con entusiasmo non solo la possibilità di proteggersi dal virus, ma anche quella di poter trascorrere un'estate no limits. E infatti i «groupie» del vaccino americano, intervistati da un'agenzia quando ancora la gazzarra doveva scoppiare, parlavano di «opportunità irripetibile» e di «passo verso la libertà».

Già, perché per essere sicuri di essere «siringati» molti dei giovani avevano trascorso la notte davanti a via Stalingrado, dormendo in sacco a pelo o nell'auto parcheggiata strategicamente e trascorrendo il tempo studiando o guardando serie tv. Impressionante l'immagine del piazzale davanti al Palazzo dei Congressi già alle 5 di mattina, tre ore prima dell'apertura delle porte e quando in teoria, scadendo il coprifuoco, non avrebbe ancora dovuto esserci nessuno: un muro di folla convintamente «Yes Vax». E man mano che si avvicinava l'orario di apertura aumentavano le tensioni, malgrado i primi arrivati - come un tempo per i ticket delle rockstar - avessero stilato una lista delle persone in ordine d'arrivo in modo da evitare abusi e «sorpassi». Quando alle 8 sono state aperte le porte dell'hub c'erano 5mila persone snocciolate lungo un serpentone lungo un chilometro e mezzo. E la fila si è trasformata quasi in una maxi-rissa. Ogni ordine è saltato, in molti si sono fatti largo superando chi aveva trascorso la notte per strada. Urla, spintoni, insulti, malori, accuse. le forze dell'ordine sono intervenute solo a babbo morto, predisponendo delle transenne. Ma il danno era fatto. L'Ausl, evidentemente impreparata a un simile assalto, e si è limitata a un'ingenua raccomandazione a «rispettare l'ordine della fila in base all'orario di arrivo». E a poco è servito anche che la stessa Ausl aumentasse in corso d'opera la fornitura di dosi dapprima a 2.400 e poi a 3mila.

Alla fine il sindaco Virginio Merola si è dovuto scusare a nome dell'amministrazione («la prossima volta faremo meglio») e la capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, Valentina Castaldini, anch'essa in fila, parla di «corto circuito». Sulla vicenda il senatore Enrico Aimi, coordinatore regionale azzurro, ha annunciato un'interrogazione parlamentare. Ma forse ci vorrebbe un vaccino. Contro la maleducazione.

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