La variante inglese di Covid-19 è stata rilevata in una famiglia di Loreto (Ancona) composta da una coppia e un figlio. Uno dei componenti è risultato positivo. E l'Italia trema di nuovo, mentre emergono nuovi dettagli.
Era già in isolamento la famiglia marchigiana dalla metà di dicembre, tra il 16 e il 18 e non aveva avuto contatti riconducibili alla Gran Bretagna. «Periodicamente effettuiamo delle analisi ulteriori per individuare possibili varianti ed è da questi screening che è saltata fuori la variante inglese - spiega il professore Stefano Menzo, che dirige la Virologia degli ospedali Riuniti di Ancona -. E nessuno dei componenti del nucleo, tuttora in isolamento domiciliare, ha riferito di aver avuto contatti diretti o indiretti con persone di ritorno dal Regno Unito, segno che la variante era già presente in Italia».
Per loro non sono scattate misure particolari, ma la consueta prassi dell'isolamento e della vigilanza sanitaria. «Sono tutti paucisintomatici - fa sapere Menzo -. Stanno bene. La variante inglese non è più aggressiva clinicamente. I nostri colleghi inglesi riferiscono solo di una maggiore trasmissibilità del virus».
Preoccupato si è mostrato invece il premier Conte, intervenuto a «Porta a Porta». «Corre molto più veloce, di uno 0.70 in più, e spiegherebbe molte cose - ha detto -. Ma non voglio avanzare ipotesi. In Veneto stranamente i dati stanno crescendo, dobbiamo capire come e perché». Solo il presidente di Aifa, Giorgio Palù, è convinto che sulla variante inglese si sia fatto troppo allarmismo: «Da quello che sappiamo non è più grave del virus originario, quindi è un virus che muta».
Ma l'Oms ritiene che questo possa essere «più facilmente trasmissibile da giovani e bambini» anche se «sono in corso» più studi al riguardo. Il professor Mark Harris, virologo all'Università di Leeds, ha avvertito invece che «ci sono timori che se davvero il virus si replica e cresce meglio nei bambini, si abbia un effetto su tutta la popolazione del Regno Unito».
Per niente positivo l'infettivologo Massimo Galli, del Sacco di Milano, che domenica sarà in prima linea nel V-day per farsi iniettare l'antivirus. «I vaccini funzioneranno, ma dobbiamo essere capaci di seguire le variazioni di questo virus - sostiene -. Cosa che in Europa e in Italia andrebbe perfezionata. Questa variante è un po' il bullo del quartiere, è capace di essere particolarmente contagiosa. Almeno nella parte meridionale della Gran Bretagna dove si è dimostrato rapidamente essere il ceppo virale più diffuso e più diffusivo». «Ma le informazioni sono ancora troppo poche per poter dire cose più definite - aggiunge Galli -. Ha certamente una capacità di trasmissione che appare molto più efficiente di tutti gli altri ceppi che abbiamo avuto in precedenza. E dobbiamo tenerlo d'occhio».
Il ceppo «mutante» si diffonde in maniera rapidissima e non si è
ancora capito per quale motivo ma Neil Ferguson, epidemiologo dell'Imperial College di Londra, stima che la variante abbia un tasso di trasmissione aumentato dal 50 al 70 per cento rispetto ad altre varianti nel Regno Unito.
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