C he le pensioni in Italia siano mediamente basse è un dato di fatto. Sono molte le inchieste, sia quelle di carattere scientifico, sia quelle di stampo più giornalistico, che hanno mostrato, ancora di recente, come gli assegni distribuiti dall'Inps nel nostro paese si pongano complessivamente ad un livello assai poco elevato. Ad esempio, al primo gennaio 2015, il 64% delle pensioni si attestava sotto i 750 euro netti mensili, con erogazioni ulteriormente inferiori per le donne (che rappresentano la maggior parte dei pensionati) rispetto agli uomini.
Non sorprende dunque che proprio gli stessi percettori di assegni così esigui, i pensionati, mostrino un atteggiamento di profonda insoddisfazione per la misura di ciò che ricevono e dichiarino l'insufficienza delle somme in questione per vivere in modo accettabile. Lo documenta un sondaggio, condotto proprio in queste settimane dall'Istituto Eumetra Monterosa su di un campione di pensionati del nostro Paese. Rispondendo al quesito se la propria pensione sia «adeguata» alle necessità di consumo e di vita in generale, solo meno dell'1% degli intervistati si spinge a definirla addirittura «molto» adeguata. Un giudizio positivo è espresso anche da circa un pensionato su cinque (23%) che la reputa «abbastanza» adeguata. Ma non è difficile immaginare che queste risposte provengano, molto probabilmente, soprattutto dai beneficiari degli importi relativamente più elevati.
Tuttavia, come si è detto, la gran parte dei pensionati si dichiara insoddisfatta di ciò che percepisce. Tanto che un altro 32% definisce il proprio trattamento «appena adeguato» e una percentuale ancora maggiore (poco meno di metà degli intervistati, il 44%, vale a dire la maggioranza relativa) lo reputa «poco» o decisamente «per nulla» confacente alle proprie esigenze di base. Le donne, dati i minori benefici ricevuti, denunciano i disagi sostenuti con molta maggior frequenza. E lo stesso fanno, in generale, le categorie di pensionati più deboli socialmente, come le persone più avanti negli anni, i residenti nelle regioni meridionali e, specialmente, i possessori di titoli di studio meno elevati.
Insomma, i pensionati italiani sono per lo più scontenti e lo affermano con chiarezza. D'altra parte, l'inadeguatezza dei trattamenti pensionistici è, come si è detto, un fenomeno molto noto, più volte denunciato dai diversi media. Anche per questo, buona parte della popolazione nel suo complesso stenta a credere all'ipotesi, peraltro più volte ventilata negli ultimi mesi, che il Governo possa procedere, nel prossimo futuro, ad un taglio delle pensioni, quantomeno quelle di importo relativamente maggiore. È quanto emerge sempre dalla medesima ricerca realizzata da Eumetra Monterosa. In quest'ambito si è domandato, questa volta ad un campione rappresentativo di tutta la popolazione italiana al di sopra dei 17 anni di età (non più, quindi, ai soli pensionati) se, a suo avviso, l'esecutivo guidato da Matteo Renzi finirà nei prossimi mesi con il decidere di diminuire l'importo delle pensioni o di una parte di queste ultime. Poco meno di un italiano su tre (30%) ne è assolutamente convinto. Sono di questa opinione in misura relativamente più intensa le persone di età più avanzata, specie proprio i diretti interessati, i pensionati. Ma l'idea che il governo possa tagliare, almeno in parte, le pensioni è diffusa con maggiore frequenza anche tra i possessori dei titoli di studio più elevati che, come si sa, seguono con più attenzione le notizie sui mezzi di informazione. Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, è che questa opinione sia particolarmente presente (in misura assai superiore alla media, 47%) proprio tra gli elettori del maggior partito di governo, il Pd. In altre parole, i votanti per questa forza politica sono tra i più convinti che, alla fine, si perverrà ad una limatura, più o meno intensa, dei trattamenti pensionistici.
Ma anche tra costoro, come nella maggioranza (62%) degli intervistati, prevale l'opinione opposta, vale a dire che l'esecutivo non possa giungere a questa decisione e che le pensioni non verranno tagliate. Ne sono particolarmente persuase (o, forse, lo auspicano) le persone in età centrale dal punto di vista lavorativo (35-55 anni).
Nell'insieme, le pensioni continuano a rappresentare una delle tematiche più «sentite» e più dibattute dagli italiani. Che le ritengono fortemente insufficienti. E che, probabilmente proprio per questo, tendono nella loro netta maggioranza ad escludere che si possa giungere ad un taglio delle stesse.
Concordando forse con le frasi conclusive di un articolo di Maurizio Ferrera apparso sul Corriere di venerdì: «Abbassiamo le luci sulle pensioni. E accendiamole sulle politiche per l'occupazione, la formazione, l'istruzione, il contrasto alla povertà dei minori. Senza proclami e dogmatismi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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