Fino a che punto è accettabile il comportamento di legittima difesa a fronte di una intrusione nella propria abitazione o nel proprio esercizio commerciale di ladri o comunque di malviventi? È giusto, in queste circostanze, reagire impiegando le armi eventualmente in proprio possesso? Se ne è discusso molto, anche di recente, sulle colonne del Giornale. E, come i lettori ricorderanno, negli ultimi tempi si sono succeduti alcuni episodi che hanno reso attuali questi quesiti. È accaduto ad esempio diverse volte che dei cittadini si opponessero ai ladri che si erano introdotti nella propria villetta o abitazione, sparando loro addosso. In alcuni casi del passato, sono stati condannati dalla magistratura, in altri assolti per legittima difesa. La vicenda forse più nota è quella del gestore di una pompa di benzina della provincia di Vicenza che ha sparato ai rapinatori che stavano assalendo una vicina gioielleria per difendere la commessa di quest'ultima. La procura lo ha indagato, ipotizzando il reato di eccesso colposo di legittima difesa, ma la popolazione del paese in cui abita, nella maggioranza, gli ha manifestato il suo sostegno.
Cosa pensano gli italiani di episodi del genere? Come emerge da un recente sondaggio (condotto dall'istituto Eumetra Monterosa su di un ampio campione rappresentativo della popolazione al di sopra dei 17 anni di età), ci troviamo di fronte ad una netta frattura di opinioni: gli intervistati si dividono infatti in due parti opposte tra loro ed entrambe consistenti, ove la maggioranza tende però ad approvare il comportamento di chi si difende sparando.
Il quesito (vedremo fra breve che, come accade sempre nelle ricerche di opinione, la formulazione precisa della domanda ha grande rilievo per valutare i risultati) diceva: «Un uomo ha sentito dei ladri entrare nella sua abitazione e, quando li ha visti, ha sparato. Secondo lei ha fatto bene o è stata una reazione eccessiva?». Il 52% degli interpellati, dunque poco più della metà, mostra di approvare il comportamento di difesa con l'uso delle armi, affermando che «in questo caso è giusto sparare». Lo dicono, con una frequenza relativamente maggiore, le persone più anziane (specie quelle che posseggono un titolo di studio meno elevato), i residenti nel Nord-Est (dove si è verificato l'episodio del benzinaio) e soprattutto i cittadini dei comuni di dimensione minore, fino ai 5.000 abitanti, ove, forse, ci si sente più isolati e meno sicuri dalle intrusioni dei malintenzionati.
Ma, specialmente, l'opinione sembra dipendere dall'orientamento politico. Risultano infatti molto più convinti dell'opportunità della reazione con le armi i sostenitori del centrodestra: coloro che esprimono l'intenzione di voto per Forza Italia (ove l'approvazione del comportamento dell'uomo descritto nel quesito supera il 70%) e, in misura ancora maggiore, gli elettori della Lega Nord (73%) e di Fratelli d'Italia (75%).
Sul fronte opposto, però, il 43% degli intervistati nel loro insieme (il restante 5% non vuole o non sa esprimere una opinione) ritiene che la risposta armata sia eccessiva e che l'uomo in questione «avrebbe dovuto chiamare la polizia e non sparare». Sono di questo parere in particolare i più giovani (specie i giovanissimi sotto i 24 anni di età, ove quest'ultima opinione è fatta propria dalla maggioranza, il 53%) e quanti posseggono una laurea. Sul piano delle scelte elettorali si rileva in questo caso una accentuazione tra i votanti per il Pd, ove è il 51% a deprecare la reazione armata. Benché sia significativo rilevare come, anche tra gli elettori di questo partito, una minoranza assai consistente, il 44%, approva invece il comportamento descritto nel quesito.
Insomma, riguardo a questa questione, gli italiani si dividono in due opposti tronconi. E i fattori che spingono a porsi da una parte o dall'altra sono principalmente due: l'età (gli anziani, forse perché talvolta si sentono meno sicuri, sono più favorevoli all'impiego delle armi per difendersi) e, ancor più, la posizione politica, con gli elettori di centrodestra più inclini a giustificare chi risponde con un'arma ai tentativi di intrusione.
In una domanda successiva si è provato a specificare esplicitamente che il ladro è poi deceduto a seguito dei colpi di arma da fuoco, in modo da rilevare se e in che misura l'indicazione di questa circostanza spostasse le opinioni già espresse. E, come era prevedibile, questa variazione al quesito posto agli intervistati ha modificato un poco le loro risposte, incrementando (dal 43% al 49%) la schiera di coloro che si dichiarano contrari all'uso delle armi da fuoco per difendersi. Il mutamento di opinione ha riguardato soprattutto gli intervistati più anziani di età.
Resta il fatto che almeno metà (ma in realtà un poco di più) della popolazione del nostro Paese si schiera per la reazione con l'utilizzo delle armi e approva dunque il comportamento di chi le impiega. È una opinione anche molto legata all'emotività del momento. Quando, l'anno scorso, abbiamo posto la medesima domanda nei giorni successivi all'episodio del gestore della pompa di benzina che aveva sparato ai rapinatori, i consensi al comportamento di quest'ultimo erano ancora più elevati e superavano il 65%.
È chiaro come questo orientamento della pubblica opinione dipenda in larga misura dal senso di insicurezza che caratterizza molti cittadini, specie, come si è detto, nei centri più piccoli.
Non a caso, tra le priorità indicate dagli intervistati nei sondaggi effettuati in questi giorni in vista delle prossime elezioni amministrative, la sicurezza del contesto in cui si vive si colloca sempre tra i temi più citati.
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