Lukashenko alza la posta "Pronto a bloccare il gas"

Intesa Ue sulle sanzioni alla compagnia aerea che traffica migranti. Minsk sfodera l'arma energetica

Lukashenko alza la posta "Pronto a bloccare il gas"

Dalla Bielorussia, di fronte alle annunciate sanzioni europee, arriva la minaccia di chiudere i rubinetti che portano il gas russo in Europa. Dalla Polonia arrivano le immagini di decine di migliaia di nazionalisti di estrema destra, che hanno partecipato ieri nel centro di Varsavia alla «marcia dell'indipendenza», evento che ricorda la fine della prima guerra mondiale ma di cui l'ultradestra si è appropriata.

Tra i due litiganti, l'Unione Europea rischia di restare stretta fra le minacce energetiche del dittatore Aleksandr Lukashenko da una parte e le spinte ultranazionaliste della Polonia dall'altra, cresciute ancora di più con la crisi dei migranti. La Ue cerca di correre e mette a punto una proposta di sanzioni ai danni di Belavia, la compagnia aerea bielorussa, e di circa 29 individui. Gli Stati membri dell'Unione hanno trovato un accordo di massima per arginare chi favorisce il traffico illegale di migranti verso l'Unione Europea. Con l'obiettivo di fermare l'esodo che dal Medio Oriente, tramite voli di linea, ha portato in Bielorussia circa duemila migranti - 1790 precisa Minsk - da giorni assiepati al confine con la Polonia e che da quella frontiera spingono per l'ingresso nell'Unione europea.

Ma il quinto pacchetto di sanzioni europee contro Minsk diventa un'ulteriore occasione di scontro, come le precedenti misure contro le elezioni fraudolente e la repressione anti-democratica in Bielorussia, usate da Lukashenko a pretesto per la sua offensiva a colpi di migranti. È un'escalation. Nella quale ieri il dittatore ha sfoderato l'arma energetica. «Forniamo all'Europa il riscaldamento e i Paesi europei ci minacciano di chiudere le frontiere. E se noi interrompessimo il transito di gas diretto all'Europa?» ha detto in un incontro con il governo.

Il gasdotto Yamal ha origine in Siberia, Russia, e arriva in Polonia, fino alla Germania, attraverso la Bielorussia. Il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei ieri è volato a Mosca per incontrare l'omologo Sergei Lavrov e ha auspicato una «reazione congiunta» per contrastare la crisi migratoria. Quanto alla minaccia energetica: «Certamente non ci facciamo intimidire dalle minacce di Lukashenko - ha spiegato il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni - L'autonomia in campo energetico nel medio termine sarà fondamentale e nel breve termine certamente dobbiamo lavorare per utilizzare al meglio le relazioni esistenti sia con il Nord Africa, che con la Norvegia e con la Russia». In campo è scesa di nuovo la cancelliera Angela Merkel, che ha chiamato Vladimir Putin per la seconda volta in due giorni, dopo avergli chiesto un intervento e ricevuto come risposta l'invito a un contatto diretto con la Bielorussia. Anche ieri è stata «confermata l'importanza di una soluzione tempestiva dell'acuta crisi migratoria». Il ruolo di Putin può essere cruciale, ma non confortano le indiscrezioni su Mosca.

Per il Washington Post, la Russia starebbe valutando l'invasione dell'Ucraina. Intanto i migranti restano al gelo alla frontiera con la Polonia. Altri 50 sono stati arrestati. Matteo Salvini ha annunciato che nelle prossime settimane sarà a Varsavia.

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