Con 11 anni di ritardo e la questione risolta grazie alla collaborazione investigativa tra la Digos e gli agenti Interpol boliviani di stanza a Santa Cruz, in Bolivia, che a inizio 2019 riuscirono a riportare nelle patrie galere l'ex terrorista dei Pac Cesare Battisti, l'ex presidente brasiliano Lula chiede scusa al «compagno Giorgio Napolitano» per non aver concesso l'estradizione del killer dei Proletari armati per il comunismo. Lula ha chiesto scusa in un'intervista concessa a Tg2Post in cui ha approfittato per attaccare l'attuale presidente verdeoro Bolsonaro, definendolo per l'ennesima volta «genocida». «Credevo che non fosse colpevole, ma dopo la sua confessione (fatta nel 2019, ndr) posso solo scusarmi. Mi sono sbagliato» ha detto Lula. E se Bolsonaro fu il presidente sotto il cui mandato Battisti arrivò in Italia, adesso Lula vuole fare credere al «popolo italiano» che lui (proprio come negli scandali Odebrecht e Petrobras) non sapeva nulla. Anzi, che era stato «ingannato» dal suo ministro della Giustizia, Tarso Genro.
«Ho preso la decisione di tenere Battisti in Brasile sulla base di un suo orientamento. Pensavo fosse la decisione corretta», ha detto Lula. Una dichiarazione falsa e strumentale perché era stato perfettamente informato delle condanne passate in giudicato dell'ex terrorista e, invece, decise di concedergli l'asilo con una decisione esclusivamente politica e solo sua, dopo che la Corte Suprema brasiliana aveva concesso all'Italia l'estradizione, lasciando però l'ultima voce in capitolo proprio a lui. L'ex presidente sapeva tutto di Battisti.
All'epoca collaboravo con il settimanale brasiliano Cartacapital e frequentavo il direttore Mino Carta, da sempre consigliere dello stesso Lula su tutto quanto concerne i rapporti con l'Italia. Ricordo perfettamente le interminabili discussioni (e liti) da parte di Mino con i più alti esponenti del partito di Lula. Carta che pur dirigendo un settimanale che appoggiava Lula, sulla questione Battisti fu netto nel dire, scrivere e spiegare nei minimi dettagli, sia a Genro che a Lula, che Battisti era solo un assassino e che quindi doveva essere estradato. Tra l'altro all'epoca scriveva su Cartacapital anche il presidente dell'Istituto italobrasiliano Giovanni Falcone, Walter Fanganiello Maierovich, anche lui in prima linea nello spiegare dal punto di vista del diritto perché Battisti dovesse essere estradato. Oggi le scuse a scoppio ritardato di Lula cercano solo di riabilitare la sua pessima immagine in Italia derivante dal suo ruolo decisivo nel concedere l'asilo a Battisti.
Vedremo se tra «compagni» ci si perdona sempre, anche perché Napolitano all'epoca scrisse una lettera accorata proprio a Lula, spiegandogli tutto e chiedendogli l'estradizione, ed il risultato fu nullo.
Di certo, scaricare ora tutta la colpa su Genro è dunque non solo storicamente falso ma politicamente vile, visto che poi a decidere fu Lula da solo, dando uno schiaffo all'Italia l'ultimo giorno del suo mandato, mentre tutti da noi festeggiavano il Capodanno.
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