L'ultima crociata della Boldrini? Le desinenze in -a

Nostra Signora delle Battaglie Culturali (in sigla NSdBC), Laura Boldrini, Presidente/Presidenta/Presidentessa/Presidentera/Presidentalessa della Camera, ci sollazza con un'altra delle sue. Con tutto quel che bolle nella pentola parlamentare, della quale bene o male ella detiene un mestolo, ti va ad aprire un nuovo fronte nella pugna a favore del riconoscimento di genere. Intimando, da par suo, la femminilizzazione del (...)

(...) nome professionale. Se ricoperta da femmina - ammonisce Boldry - la carica ha da essere «ufficialmente declinata al femminile». Sennò va a finire che le suddette femmine «vengano considerate delle comete: passeranno e tutto tornerà come prima, tutto tornerà al maschile», e sai che schifo. Dice anche, NSdBC, che fra Presidente e Presidenta - ove il soggetto, pardon: la soggetta sia donna - la «scelta è politica», e passi: ma giunge ad augurarsi che sul diritto alla forma femminilizzata possa rilanciarsi un dibattito pubblico (cfr. Fantozzi: «No! Il dibattito no!»). A questo punto, però, per la par condicio al quale Boldrini sembra sensibile si dovrebbe procedere a qualche mascolinizzazione. Ad esempio, non più «sentinella» o «guardia» bensì «sentinello» e «guardio». Tanto per fare il paio a «soldato» che boldreggianamente muterebbe in «soldata» come «canottiere» in «canottiera» (sincopato magari in «canotta»).

E poi, siccome le battaglie per il riconoscimento di genere non possono esser lasciate a metà sennò è la solita fuffa, che si fa col transgender? Sarà «il» o «la», «ministro» o «ministra» e nel caso soffiasse la poltrona a Boldry, «cometa» o «cometo»?

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