Mentre il centrodestra e i Radicali raccolgono firme per riformare la giustizia, a sinistra le raccolgono per la patrimoniale. Un chiodo fisso da quelle parti, insieme alla tassa di successione, in nome del principio per cui «anche i ricchi devono piangere» (un vecchio slogan di Rifondazione Comunista). La sinistra parlamentare, compreso un pezzo del Pd, aveva provato a infilare la patrimoniale nell'ultima legge di bilancio, con un emendamento firmato da Fratoianni (Sinistra Italiana) e Orfini (Pd), più un altro di Leu sempre con lo stesso obiettivo, tentativi entrambi finiti nel nulla. Con l'arrivo di Draghi poi per il partito della patrimoniale non è andata meglio. L'ex presidente della Bce, ogni volta che gli è stato chiesto un parere sull'ipotesi di introdurre nuove tasse, ha sempre risposto che «questo non è il momento di prendere soldi dai cittadini ma di darli».
Ma siccome quella di tassare i «ricchi», per rendere così giustizia ai più poveri, è un ideale eterno, gli alfieri della patrimoniale non si sono certo dati per vinti. E infatti hanno lanciato una raccolta firme, organizzata da Sinistra Italiana. A guidare le operazioni c'è il suo segretario nazionale nonchè deputato, Nicola Fratoianni, allievo di Nichi Vendola. «Anche in questo fine settimana di luglio, saranno molti nel Paese i tavoli di raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sulla patrimoniale che abbiamo lanciato. E succede pure che ai nostri banchetti per la Next Generation Tax arrivino militanti e dirigenti del Partito Democratico e del M5S a firmare». Il testo della proposta di legge prevede che venga istituita «un'imposta ordinaria unica e progressiva sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500.000 euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all'estero, da persone fisiche, la cui aliquota è stabilita in misura pari allo 0,2% per una base imponibile di valore compreso tra 500.000 euro e 1 milione di euro», e più alta, fino al massimo al 2% per patrimoni più elevati. In compenso vengono eliminate Imu e le imposte di bollo su conti correnti e conti deposito. Con questa patrimoniale, stimano i promotori, «a pagare sarebbe appena il 5% della popolazione italiana, i super ricchi. E potremmo ottenere oltre 10 miliardi di euro l'anno». A pagare sarebbero i «ricchi» che, dichiarando i redditi, già pagano da soli quasi la totalità dell'Irpef. Difficile stimare poi quanti manterrebbero le attività finanziarie in Italia con una patrimoniale rivolta appositamente contro di loro.
Non si conosce quante firme pro-tassa abbiano raccolto finora, ma alcuni vip di sinistra hanno reso nota la loro adesione, dal critico d'arte Tomaso Montanari, all'attore Moni
Ovadia, al sociologo filogrillino Domenico De Masi, secondo il quale «la patrimoniale non sarebbe altro che un piccolo risarcimento dei truffatori nei confronti dei truffati. Eppure il neoliberismo è riuscito a farne un tabù».
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