L'ultima "scommessa" del guru dei fallimenti: "Wall Street crollerà"

Burry investe 1,6 miliardi sul crac della Borsa Usa. Fece lo stesso con i mutui: la sua storia in un film

L'ultima "scommessa" del guru dei fallimenti: "Wall Street crollerà"
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Un incubo popola i sonni degli investitori americani. Come tutti gli incubi ha una sua dose di irrazionale ma parte da un vissuto inquietante. Questo incubo è: che cosa sa Michael Burry che noi non sappiamo? Così almeno recita un preoccupato titolo della Cnn.

Per comprendere le dimensioni dell'angoscia va detto chi è Burry e che cosa ha rappresentato nella storia recente della finanza americana. Questo signore piuttosto eccentrico, un occhio in meno a causa di un tumore infantile ma la vista più lunga di chiunque altro, titolare di un hedge fund, un fondo speculativo piuttosto aggressivo, fu il primo a intuire che la bolla immobiliare statunitense sarebbe esplosa a causa del suo essere fondata sui fragilissimi mutui subprime. Burry, vincendo la resistenza e lo scetticismo dei suoi investitori, immaginò con precisione il momento in cui questo sarebbe accaduto, il secondo trimestre del 2007, e prese a scommettere sul crollo del sistema, convincendo alcune banche a emettere dei credit default swap e a venderglieli. In questo modo di fatto Barry trasferì il rischio del mancato pagamento dei mutui degli istituti, finendo per essere tra i pochi a trar profitto - e che profitto, un paio di miliardini - dalla più grave crisi economica del nuovo millennio, in cui mezzo mondo fu trascinato dal disastro statunitense. Barry divenne famoso come una Cassandra a lui fu dedicato un film di successo, «The Big Short» (in italiano «La Grande Scommessa») nel quale il suo personaggio fu affidato a Christian Bale.

Ora Barry ci riprova e visti i trascorsi non si tratta di un buon auspicio per Wall Street e per l'intera economia americana. Il suo fondo Scion Asset Management ha comprato negli ultimi tempi 866 milioni di dollari di put options «contro» l'ETF SPDR, quotata da Standard&Poor tra le 500 compagnie con la maggiore capitalizzazione, e altri 739 milioni sulla ETR Invesco QQQ Trust, nel listino Nasdaq 100. Le put options sono di fatto delle azioni che possono essere rivendute in futuro a un prezzo fisso, e rappresentano una sorta di assicurazione contro un crollo, uno strumento di tipo «ribassista». Da qui la domanda: Barry sa qualcosa che il mercato ignora? Anche perché non è il solo a puntare tutto sul nero. Anche Warren Buffet, il più grande investitore vivente, avrebbe con la sua BRKA (Berkshire Hathaway) nel secondo trimestre del 2023 venduto azioni per 8 milioni di più di quante ne abbia acquistate. E considerate che il tipo è detto l'«Oracolo di Omaha» perché legge il Nasdaq come i fondi del caffè americano, qualcosa non torna.

Gli analisti si sono messi così a perlustrare il mare calmo dell'economia a stelle e strisce - disoccupazione ai minimi, costo del denaro basso, mercati in espansione, il Nasdaq che cresce del 30 per cento annuo - a caccia di qualche possibile turbolenza, scandagliando i fondali dell'ottimismo.

Il problema sarà la Cina, la seconda economia mondiale, che non se la passa affatto bene e agita gli investitori Usa? I guai arriveranno dall'instabilità geopolitica provocata dalla guerra tra Russia e Ucraina che si profila molto lunga malgrado gli sforzi americani per armare e addestrare le forze di Zelensky? Le banche faranno quaLche scherzetto? Oppure più semplicemente quando le cose vanno bene i cinici e i furbi scommettono sulla fine della pacchia? Chi lo sa. Ma in un mondo emotivo come quello dei mercati finanziati la paura di una tempesta è già essa stessa una tempesta. E chissà che a Hollywood qualcuno non stia pensando a fare «The Big Short 2».

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