Nulla da fare per Gianluigi Paragone. Il comitato di garanzia del M5s ha confermato l'espulsione del senatore per aver votato in difformità con il gruppo parlamentare sulla Legge di bilancio e per l'astensione in quello di fiducia al governo Conte.
Paragone, subito dopo il provvedimento dei probiviri avvenuto l’1 gennaio, aveva presentato ricorso. La notizia è stata diffusa da fonti grilline. Pronta la risposta di Eugenio Piccolo, legale del senatore, che all'AdnKronos ha affermato che da parte del comitato di garanzia M5S "non c'è stata alcuna valutazione di quelle eccezioni pregiudiziali da noi sollevate, relative alla costituzione del collegio probiviri e dello stesso comitato garanzia, dove siedono membri in palese conflitto di interessi".
Sull'ipotesi di un ricorso davanti al giudice ordinario, prospettata dallo stesso da Paragone giorni fa, l'avvocato ha aggiunto: "Presto parlerò con Paragone e prenderemo una decisione. Faremo una valutazione approfondita". Nel documento prodotto dal comitato di garanzia composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, secondo il legale, "c'è la conferma nel merito della 'gravità' del comportamento del parlamentare, evidenziata dal collegio dei probiviri. Ma nessuna valutazione sulle eccezioni da noi sollevate. Ora vedremo cosa fare". "Noi - continua Piccolo - siamo assolutamente consapevoli, certi, dell'incompatibilità del collegio dei probiviri: basti ricordare che Riccardo Fraccaro lasciò l'incarico quando divenne ministro. Ma siamo certi anche dell'incompatibilità dei membri del comitato di garanzia. Lo dice lo statuto e il codice etico. Non si possono svolgere quei ruoli se si ricoprono altri incarichi politici".
Il senatore, però, non si arrende. Nei giorni scorsi, l’ormai ex pentastellato ha annunciato che farà di tutto, anche una battaglia legale, pur rientrare nel MoVimento per continuare così il percorso per cambiare l’Italia nel pieno rispetto del programma con cui è stato eletto nel 2018.
Ospitenei giorni scorsi del programma di Rai Radio1 ''Un Giorno da Pecora'', Paragone aveva risposto a Luigi Di Maio, capo politico del M5s, che al programma di Rai3 “Cartabianca” aveva spiegato i motivi della sua espulsione motivandola con il “no” alla fiducia come previsto dal regolamento. ''E' falso quel che dice Luigi. Nel regolamento c'è scritto di votare la fiducia ogni volta che è necessario, e nel mio caso il mio voto non lo era. Caro Di Maio – ha affermato Paragone- andiamo davanti al giudice e io vincerò, regolamento alla mano''. “Io voglio rientrare nel M5s- aveva proseguito Paragone- e continuare a chiedere il rispetto del programma''.
Gli attacchi del senatore contro i vertici del M5s continuano. Questa mattina ad Omnibus su La7, Paragone ora nel Gruppo Misto ha lanciato una battuta al vetriolo sull'uscita di parlamentari dal MoVimento: "Siedo ancora nei banchi grillini, non è facile gestire e organizzare il flusso di migranti verso il Gruppo Misto"
Da tempo, il senatore era considerato uno dei ribelli all’interno del mondo pentastellato e non risparmiava forti critiche ai vertici del M5s.
Paragone, infatti, si è schierato apertamente contro l’alleanza con il Pd sia a livello nazionale, che ha permesso la nascita del governo Conte II, che locale, con il patto per le Regionali in Umbria terminato con una disfatta elettorale.
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