M5s, Conte messo all'angolo ma finge di dettare la linea

Spiragli per una mediazione dopo l'incontro tra Grillo Fico e Di Maio. L'ex premier pretende "agibilità politica"

M5s, Conte messo all'angolo ma finge di dettare la linea

Luigi Di Maio e Roberto Fico ispirano, Beppe Grillo muove il cavallo, Giuseppe Conte arretra. Ecco la sintesi delle ultime 48 ore di trattativa nel M5s. Non è proprio «l'effetto-responsabili» ma quasi. Un po' per il timore del salto nel buio di un partito personale, un po' perché, come anticipato dal Giornale ieri, i numeri della scissione contiana hanno cominciato a scricchiolare anche al Senato, Conte è costretto rinculare. «Ben venga il tentativo di mediazione per evitare rotture e scongiurare una scissione - fa sapere l'ex premier - tenendo fermi però quei principi fondamentali su cui si è già espresso con chiarezza». Lo staff dell'avvocato si trova di nuovo a inseguire gli eventi e detta alle agenzie il pensiero del leader in pectore, seguendo la formula di rito del «Conte ai suoi». Oltre che dai dubbi dei senatori, il progetto contiano viene rapidamente superato dai fatti che si susseguono nel giro di poche ore. A smuovere la mediazione, che resta comunque difficilissima, è il post di Beppe Grillo di venerdì sera, mentre tutti sono davanti alla Tv per Italia-Belgio. Beppe sorprende di nuovo e blocca la votazione per il Comitato direttivo. Quindi nomina sette saggi chiamati a valutare e implementare la proposta di Statuto redatta da Conte. A quel punto l'avvocato è disorientato. Si prende una notte per dormirci, un'altra mattinata per pensarci e nel pomeriggio dice di essere in prima linea per scongiurare la scissione, precisando che lui stesso «ha sempre lavorato per trovare una sintesi e per evitare spaccature e scissioni interne al Movimento». Sospesa la caccia ai contiani per formare i gruppi autonomi a Montecitorio e Palazzo Madama. Parallelamente al lavoro dei sette saggi (tra cui Di Maio, Fico, Crimi e Patuanelli), anche i parlamentari discuteranno le bozze dello Statuto.

«Non ha pudore», dicono gli stellati vicini a Grillo, mentre leggono il lancio di agenzia con le aperture di Conte. Negli stessi minuti si viene a sapere che a sbloccare lo stallo è stato un incontro a tre tra Fico, Grillo e Di Maio. Un vertice riservatissimo che si è svolto venerdì a Villa Corallina, l'abitazione estiva del fondatore a Marina di Bibbona, in Toscana. Proprio durante il colloquio si è deciso di optare per la nomina dei «sette saggi» chiamati a esaminare lo Statuto della discordia. Una mossa che mette all'angolo Conte. Che, in caso di rilievi al suo documento da parte di un organismo collegiale, difficilmente potrà ingaggiare un braccio di ferro come quello messo su con Grillo nelle ultime settimane. Di fatto, è un commissariamento del futuro capo politico.

Antipasto di una stagione che si preannuncia complessa per il M5s, anche se dovesse arrivare un accordo che fino a qualche giorno fa era insperato. «Il problema è che ormai tra Conte e Grillo il rapporto personale è completamente compromesso, non ci sarà mai più fiducia tra loro, magari si troverà una mediazione, ma non escludo che tra un mese ricomincino a litigare», racconta il clima al Giornale una fonte parlamentare ben inserita nei meccanismi del Movimento. Ma la strada per trovare la quadra resta tortuosa. Conte non fa passi indietro rispetto a quella «piena agibilità politica» evocata in sede di rottura con il Garante. Quest'ultimo vuole un riconoscimento chiaro della sua centralità come «custode dell'azione politica» dei Cinque Stelle.

Nell'assetto del futuro sarà strategica la composizione della segreteria che affiancherà il leader. Un organo su cui vuole mettere becco pure il fondatore. Una camera di compensazione per far decantare le tensioni che nasceranno all'interno di una diarchia ad alta tensione.

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