Se i vertici sono evanescenti, i gruppi parlamentari sono incandescenti. E preoccupano di nuovo i numeri della fronda «sovranista». Il reggente Vito Crimi riapre a Matteo Renzi, ponendo come unica condizione il tris di Giuseppe Conte a Chigi. Crimi si è fatto dettare la linea da gran parte dei deputati e dei senatori, tutti terrorizzati dal ritorno alle urne. Ma mentre il reggente deponeva l'ascia di guerra, nei gruppi esplodeva la rabbia di una minoranza pronta a non votare la fiducia a un nuovo governo con Iv. Una tensione che arriva al culmine in serata. Quando Alessandro Di Battista (nel tondo) minaccia l'addio: «Se il M5s dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie». Dibba parla poco dopo il sì di Crimi a un governo con le «forze della maggioranza dell'ultimo anno e mezzo». Ma il clima è infuocato dalla mattinata. Si fa sentire la senatrice Barbara Lezzi in un colloquio con La Stampa. «Renzi non può più essere coinvolto», attacca. Poi minaccia il no alla fiducia: «C'è un malessere diffuso su questo tema, sia alla Camera che in Senato».
Quindi riparte il pallottoliere degli scontenti grillini, come sul Mes. Gli stellati «sovranisti» sono sotto la lente di ingrandimento dei vertici. Prendendo il voto sulla riforma dell'ex Salva Stati, a Palazzo Madama avevano detto No due senatori, Mattia Crucioli e Bianca Granato. Più sette assenze «non giustificate». Tra cui il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, che ora dice: «Leggo che siamo più dorotei dei dorotei. Io no!» Ma potrebbero spingersi a non votare la fiducia a un Conte ter in quattro o cinque. Quanto basta per mettere in difficoltà l'avvocato di Volturara. Alla Camera invece il 9 dicembre, al voto sulla riforma del Mes, nel M5s avevano detto No 13 deputati, mentre in 10 non avevano partecipato al voto. Nove dissidenti certificati a Palazzo Madama e ben 23 a Montecitorio. Ma anche alla Camera il pallottoliere di chi arriverebbe a far precipitare la situazione oscilla sulla decina al massimo. Dopo la notizia del mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico, il M5s in una nota assicura: «Lavoreremo al fianco del presidente Fico cui è stato affidato un compito cruciale». Poi invita all'unità: «Concentriamoci sui temi che ci accomunano e tagliamo fuori tutti i temi divisivi». Luigi Di Maio augura buon lavoro a Fico e conferma il sostegno a Conte. «Il M5s può implodere», dice un deputato grillino «esperto».
«Siamo disponibili a un governo politico che parta dalle forze della maggioranza dell'ultimo anno e mezzo», dice Crimi dopo l'incontro con Mattarella. L'unica condizione, per il momento, è un tris di Conte. «Per il M5s l'unica persona in grado di condurre con serietà il Paese in questa fase è Giuseppe Conte», spiega il reggente. Lezzi su Facebook chiede «un voto degli iscritti». «Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un accoltellatore professionista», ci va giù duro Di Battista. «Prendo atto che oggi la linea è cambiata», continua lo sfogo di Dibba. Che chiude: «Se il M5s dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie».
L'ex deputato scrive un messaggio ad alcuni parlamentari a lui vicini: «Se non condivido una cosa io mi faccio da parte e mi vivo la mia vita, di certo non faccio scissioni o mi metto a creare correnti». Scissione o no, in Parlamento si è riaccesa la miccia della fronda grillina.
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