Il M5s, per quanto sia crollato vertiginosamente rispetto al 32% delle ultime politiche, nei sondaggi si attesta sul 12-13%, gareggiando per il podio da terzo partito. Malgrado la discesa degli ultimi anni i grillini sembrano trovare nella soglia del 10% un sorta di «supporto» (si direbbe in termini borsistici) sotto il quale difficilmente scendono a livello nazionale (e anche alle regionali nelle aree del Mezzogiorno e isole, dove il M5s ha il suo core business). I Cinque stelle sono anche l'unico partito a poter contare su una potente arma elettorale, il reddito di cittadinanza. Gli unici, in altre parole, dai tempi di Achille Lauro (che prima del voto regalava una scarpa e dopo il voto l'altra) ad aver regalato dei soldi a milioni di elettori, un assegno mensile che può arrivare ad essere quasi uno stipendio. Un conto infatti sono le promesse - anche mirabolanti - degli altri partiti su pensioni, tasse, sussidi vari. Un altro conto è il bonifico che i percettori del reddito e della pensione di cittadinanza ricevono ogni mese. Una misura fallimentare e costosa, ma che sotto elezioni rappresenta un vantaggio competitivo per il M5s, il partito che l'ha partorita.
E anche l'unico che vuole mantenerlo così com'è, mentre gli altri partiti propongono o l'abolizione (Fdi, Italia Viva) o la sostituzione con strumenti diversi (Lega, Forza Italia, centristi) più efficaci nel ricollocamento dei non occupati e meno soggetti a frodi. Anche il Pd, che pure non vuole smantellarlo, propone delle modifiche, mentre Di Maio è già tanto se riesce ad entrare in Parlamento. Il M5s invece è l'unica garanzia per i percettori del reddito, infatti Conte nel suo programma si impegna a «rafforzarlo». Tradotto: chi lo incassa può stare tranquillo, lo Stato continuerà a pagargli l'assegno, se votate M5s. Un messaggio elettorale che vale mille comizi perché è in moneta sonante. «Sicuramente il reddito di cittadinanza gioca un ruolo importante» spiega infatti al Corriere il sondaggista Nando Pagnoncelli (Ipsos).
Un' importanza che i numeri e la geografia sembrano confermare. Tolto il 30% stimato di astensione, restano circa 30 milioni di elettori. Il M5s è valutato sul 12%-13%, equivalente a 3,4 milioni di voti. Un numero che si avvicina molto a quello degli percettori dell'assegno mensile firmato M5s. «Nei primi sette mesi del 2022 (periodo gennaio-luglio) i nuclei beneficiari di almeno una mensilità di Reddito di Cittadinanza (RdC) o di Pensione di Cittadinanza (PdC) sono stati 1,61 milioni, per un totale di 3,52 milioni di persone coinvolte» scrive l'Inps nel comunicato stampa di qualche giorno fa. La distribuzione per aree geografiche, continua l'Inps, vede 443mila persone beneficiarie al Nord, 340mila al Centro e oltre 1,7 milioni nell'area Sud e Isole. La maggioranza dei beneficiari del reddito di cittadinanza sono al sud, in particolare in Campania (in particolare Napoli) e in Sicilia. In Campania registra il 22% delle prestazioni erogate, la Sicilia il 19%, al terzo posto il Lazio 10% dei percettori di Rdc. Guarda caso proprio le zone dove il M5s raggiunge le percentuali più alte, mentre va male al Nord dove c'è la percentuale minore di percettori di reddito. In Campania (che da sola conta più Rdc di tutto il nord Italia), i Cinque Stelle se la giocano come primo partito regionale ben sopra il 20% secondo gli ultimi sondaggi.
Non esiste in Europa un sussidio così rilevante (553 euro l'importo medio mensile) senza alcun obbligo di impegnarsi a trovare un lavoro, con minimi controlli sull'idoneità di chi fa domanda, sono poi
Guardia di finanza o Carabinieri a scovare i truffatori. Tanti, sono 170mila i percettori a cui è stato revocato il reddito. Una catastrofe per i conti pubblici (è già costato 20 miliardi), una manna per Conte sotto elezioni.
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