M5s pronto al sacrificio pur di allontanare le urne

Bonafede e Fraccaro restano sulla graticola ma neppure Conte adesso è più intoccabile

M5s pronto al sacrificio pur di allontanare le urne

«Non si può escludere nulla». Questa è la risposta che mette d'accordo tutte le fonti del M5s nell'ennesima giornata di crisi senza una soluzione. I grillini lasciano aperti tutti gli scenari di cui si discute ormai da settimane, compreso il voto. Anche se questa è più che altro una minaccia spuntata per convincere qualche «responsabile» a palesarsi. Per il resto, la scadenza che fa tremare i polsi è quella del voto del Senato sulla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede sulla giustizia. Martedì la conferenza dei capigruppo stilerà il calendario dei lavori, ma è più che probabile che l'appuntamento con Bonafede slitti da mercoledì a giovedì. «Ti ricordo che mercoledì Bonafede andrà sotto al Senato», dice un grillino alla seconda legislatura, decisamente aperturista sulla ripresa delle trattative non solo con i renziani ma anche con lo stesso Matteo Renzi. «La strategia fino a ora è stata quella di provare a far rientrare nel Pd i parlamentari di Iv, ma al momento non si vedono risultati», prosegue il ragionamento di chi è disponibile a percorrere tutte le strade pur di trovare una soluzione che non siano le elezioni anticipate. Un ventaglio di ipotesi in cui sono comprese sia la rinuncia alla pregiudiziale su Conte premier, sia il sacrificio di Bonafede e di qualche altro ministro. Perché il diavolo si annida nei dettagli delle dichiarazioni e degli spin. E così venerdì fonti grilline, al termine della capi-commissione interna, sul rimpasto specificavano che «la squadra non si tocca», salvo poi aggiungere un «per ora». Espressione rivelatrice di un'apertura verso tutte le evoluzioni della crisi. Su Conte è stato un po' più chiaro Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport, sempre nella serata di venerdì. «Per noi Conte è un assoluto punto fermo, non metteremo in discussione il suo ruolo. Se poi dovesse esserci una crisi, uno scenario diverso, tutto è possibile», ha detto l'ex braccio destro di Di Maio a Titolo V su Rai3. E nello schema di una crisi dagli esiti imprevedibili, non è escluso nemmeno che il M5s possa cedere altri posti di potere. La poltrona di Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è molto ambita da chi sta trattando con Conte. Fraccaro ora è considerato «sulla forca», ma anche nei mesi scorsi era stato messo in discussione dal Pd.

È una fase molto delicata per la comunicazione del M5s, alle prese con le fughe di notizie sui grillini che vogliono riaprire a Renzi. Quindi tocca ancora a Di Maio azionare la contraerea. Da Pomigliano, dove si trova per qualche ora di relax, il ministro degli Esteri fa sapere di nuovo che «in questi giorni si rincorrono insistentemente le voci su un possibile voto anticipato». Lìex capo politico fa filtrare che in settimana durante «una riunione ristretta», aveva già messo in guardia spiegando che «con questo andazzo c'era il rischio concreto di andare alle urne».

Quindi l'attacco a Renzi senza nominarlo, bollato come uno che «trama e improvvisa giochini di palazzo per i propri interessi personalistici». Intanto Vito Crimi ha annunciato che il 9 febbraio l'assemblea degli iscritti voterà il nuovo Statuto, con il passaggio dal capo politico al «Comitato direttivo», l'organo collegiale al vertice del M5s.

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