Cinque Stelle ma non troppo: pare essere questa la parola d'ordine di Luigi Di Maio nella lunga maratona che separa la compagine grillina dal voto. Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Corriere, infatti, il candidato pentastellato alla presidenza del Consiglio nelle prossime elezioni ha già in mente una squadra di governo composta per tre quarti da personalità esterne al MoVimento.
Un ipotetico esecutivo guidato dal vicepresidente della Camera comprenderebbe dunque personalità "di alto profilo" provenienti dalla società civile, come il magistrato Nino Di Matteo, che già candidato alla poltrona di ministro dell'Interno. Fatta salva la necessità di presentarsi alle urne con una squadra già ben definita e coesa, la priorità è rendersi inattaccabili dal punto di vista dell'autorevolezza dei nomi da schierare.
L'incubo è una riedizione del disastro di Roma, dove Virginia Raggi ha cambiato quasi un assessore al mese e dove le accuse di incompetenze verso l'amministrazione grillina sono fioccate anche da quelle stesse personalità chiamate a collaborare con il Campidoglio.
Certo, per Di Maio sarà inevitabile pagare dazio ad alcuni dei "pretoriani" più fedeli, a partire da Alessandro Di Battista, che come altri difficilmente rinuncerà ad un posto al tavolo del governo. Altri nomi interni potrebbero essere quelli del deputato ed avvocato Alfonso Bonafede, che per qualcuno è già ministro della Giustizia in pectore, o quello del segretario di Montecitorio Riccardo Fraccaro.
Ma come
già per l'elezione del presidente della Repubblica nel febbraio 2015, è probabile che i Cinque Stelle puntino su una rosa di nomi di alto profilo. Nella speranza che poi il giovanissimo "Giggino" Di Maio sappia gestirli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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