
Altro che pericoloso «rottamatore» dell'Occidente democratico, Donald Trump merita un'aureola, o quanto meno «il Nobel per la pace». Le parole severe usate da Marina Berlusconi (nella foto), nella lunga intervista al Foglio di lunedì, per segnalare gli «atti di bullismo politico» del presidente degli Stati Uniti, e i rischi che comportano per l'Europa, hanno irritato assai il leader della Lega Matteo Salvini, fervente supporter del trumpismo più muscolare. «L'elezione di Trump - dice il vicepremier - cambia tutto, e chi lo critica o rosica o non capisce». Non è un «nemico», aggiunge, anzi: «Sta facendo più lui in poche settimane che Biden in quattro anni: se uno riesce a mettere al tavolo Putin, Zelensky, Netanyahu e i Paesi Arabi, gli diamo il Nobel per la Pace, altro che bullismo».
L'intervista alla presidente di Fininvest, figlia di Silvio Berlusconi, che mette i piedi nel piatto della politica italiana e internazionale, ha fatto rumore nel Palazzo, e soprattutto nel centrodestra. Se Salvini la boccia l'altro vicepremier, l'azzurro Antonio Tajani, la difende, prendendone al tempo stesso - con cautela - le distanze: «Marina Berlusconi è un imprenditrice è può dire quel che le pare. Ogni sua intervista viene sempre vista in chiave politica: chissà cosa vuol dire, sconfessa questo, sconfessa quello: non è così. È un'imprenditrice e dice giustamente quel che vuole», dice ai cronisti che lo assediano, a Montecitorio, per chiedergli se le parole della presidente Fininvest vadano interpretate come un messaggio critico al centrodestra. A chi gli fa notare il legame «ereditario» e anche economico che lega Forza Italia alla famiglia Berlusconi, Tajani replica: «Ma che c'entra? La famiglia Berlusconi non ha mai fatto pesare questo, né noi ci siamo mai sentiti prigionieri di questo».
Dal centrosinistra c'è chi, come il dem Alessandro Alfieri dice che con chi la pensa come Marina Berlusconi «si possono fare battaglie comuni». Ma anche nel centrodestra, e nella stessa Lega, c'è chi mostra di apprezzarne le posizioni. Il governatore del Veneto Luca Zaia mette in guardia: serve una «riflessione profonda» per rispondere all'«inasprimento» della politica americana, innanzitutto sul fronte del protezionismo commerciale. «La risposta europea», per ora, «appare incerta e frammentata», anche se Macron e Scholz mostrano «l'ambizione, forse tardiva, di compattare il fronte comunitario». Mentre «l'analisi di Mario Draghi sulla necessità di una reazione coesa e strategica» della Ue «si distingue ancora una volta per lucidità». E, sul fronte interno, Marina Berlusconi, per Zaia «attenta osservatrice», fa bene a «evidenziare con grande chiarezza come la politica italiana sia in ritardo nel recepire l'evoluzione del sentire comune sui temi etici e sociali» dei diritti. Da Forza Italia, Letizia Moratti dice di «concordare pienamente con l'analisi delle sfide poste dalle autocrazie globali», mentre per l'azzurro Paolo Emilio Russo «Marina Berlusconi ci ricorda giustamente che siamo l'Occidente» e che «la pace la vogliono tutti, ma non può essere sinonimo di resa» chiesta alle vittime della brutale guerra imperialista di Putin contro l'Ucraina.
Quanto all'Italia, «quando si parla di libertà e diritti ci si metta tutti in gioco per dare risposte concrete e moderne». Serve insomma «un centrodestra bilanciato e plurale che innesti modernità e conservazione. Come nell'idea originaria di Silvio Berlusconi».
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