«La verità è che a questi della sinistra le divise stanno antipatiche, tutto qui. È più forte di loro. E hanno una idiosincrasia inguaribile per la parola sicurezza».
Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario FdI alla Giustizia con delega alle carceri, è da venerdì nel mirino delle opposizioni per il calendario 2025 della Polizia penitenziaria. Calendario, dice il Pd, «violento e machista».
Onorevole: fucili, pistole, scudi, manganelli, passamontagna, giubbotti antiproiettile. A guardare il calendario, gli strumenti di lavoro della Polizia penitenziaria sembrano solo questi.
«Ma quando mai! Stiamo parlando di un calendario dedicato alla formazione della Penitenziaria, ai futuri agenti ai quali stiamo insegnando ad usare gli strumenti in dotazione al corpo. Sono gli strumenti che consentono quotidianamente agli appartenenti alla Penitenziaria di operare nella migliore sicurezza sia per se stessi che per le persone che hanno in custodia»
Il Pd dice che il calendario trasmette un «approccio repressivo».
«È lunare, è allucinante. Per l'ennesima volta infangano un corpo di lavoratori dello Stato. Non riescono ad accettare che la penitenziaria sia una forza dell'ordine, perché odiano l'idea stessa di forza dell'ordine. Vorrebbero una debolezza dell'ordine. Non verranno accontentati».
Resta il fatto che quelle immagini non sembrano ispirate al dialogo con i detenuti.
«È nell'interesse dei detenuti avere davanti dei professionisti che sanno usare la forza, quando è necessaria e legittima, nel modo più corretto. È questo che noi insegniamo a fare e che il calendario racconta, se insegno all'agente una tecnica Mga impara a disarmare un detenuto senza torcergli un capello. Ma non c'è niente da fare, non ci arrivano... Hanno detto persino che è un calendario machista: bene, vada a contare e scoprirà che ci sono più donne che uomini. D'altronde sono gli stessi che hanno iniziato a gridare al patriarcato quando per la prima volta è diventata premier una donna».
Lei le aveva viste le foto per il calendario?
«No, io l'ho visto solo quando era finito e stampato. A lavorarci, voglio sottolinearlo, sono stati anche i docenti dell'Università Cattolica. Violenti e machisti anche loro? Le polemiche di queste ore sono così demenziali che sono riuscite a compattare tutti i sindacati della penitenziaria, e assicuro che non è facile. Stanno difendendo tutti non solo il calendario ma l'intera immagine del corpo».
Lei è recidivo. Il mese scorso presentando una nuova auto per i trasporti di massima sicurezza disse che voleva togliere il respiro ai detenuti.
«Anche mio figlio di otto anni ha capito che era una metafora. Loro ce l'hanno su con me solo perché io difendo la Penitenziaria. Non hanno capito che è lì, nella Penitenziaria, che ci sono i veri figli del popolo. Pasolini lo aveva scritto cinquant'anni fa, loro non ci sono ancora arrivati».
Dicono che lei preferisce reprimere che rieducare e recuperare.
«Lo dicono quelli che quando erano al potere hanno creato voragini negli organici degli educatori, e come rieduchi senza educatori? Io per la prima volta ho saturato gli organici, sto combattendo contro i danni epocali fatti dalle sinistre, abbiamo trovato una situazione in cui non c'erano più neanche le scuole di formazione, in cui mancavano diecimila posti in cella... Come al solito, c'è chi parla e chi fa ».
Dicono che dalla repressione agli abusi il passo è breve. A Trapani hanno arrestato undici agenti della penitenziaria per torture.
«E sa chi ha fatto le indagini? Il Nic, uno dei reparti ritratti nel calendario. I problemi ci sono in ogni organismo, noi abbiamo dimostrato di avere gli anticorpi. Io sono orgoglioso della polizia penitenziaria»
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