Marco Cavaleri, davvero AstraZeneca non serve più?
«Certo che serve. E sono sinceramente stupito di leggere su La Stampa un messaggio contrario a Ema e anche a quello che penso in via personale. Le mie parole sono state completamente travisate».
Parole, però, che pesano come un macigno visto che lei è responsabile della strategia sui vaccini di Ema.
«Il vaccino AstraZeneca serve ancora tantissimo. Il rischio-benefico è positivo. La posizione di Ema non è cambiata soprattutto negli over 60, il vaccino va usato con assoluta tranquillità perché la protezione è superiore all'80% e l'incidenza del rischio di trombosi si riduce rispetto ai giovani».
Ma gli eventi avversi sono cresciuti?
«Secondo la farmacovigilanza, i casi di trombosi raccolti sono aumentati a fronte di un uso massiccio del vaccino. E in Inghilterra, abbiamo sentito che l'incidenza sugli over 60 è uno su 100mila, mentre nei più giovani è uno su 60mila. Stiamo raccogliendo dati per avere stime più precise per età e sesso. Ma c'è una riduzione della mortalità dovuta a queste trombosi grazie a cure che sembrano efficaci. Il rischio-benefico è valido anche in un quadro epidemiologico di bassa circolazione del virus, anche se si fa più sottile».
Ormai AstraZeneca fa paura anche agli over 60 che devono fare la seconda dose.
«Per i richiami il rischio si abbatte rispetto a quello, già minimo, della prima dose. Le trombosi dopo seconda dose sono rarissime e non destano al momento preoccupazione. In Inghilterra gli eventi avversi si contano sulla punta delle dita».
Lei consiglierebbe il richiamo di AstraZeneca a tutti quelli che hanno già fatto la prima dose?
«La seconda dose si può dare a tutti. Ma i paesi possono decidere che strada percorrere in base alla disponibilità dei vaccini».
Il governo italiano ha deciso di usare Moderna o Pfizer. Condivide?
«La scelta dell'eterologa fatta dall'Italia e dalla Germania ha una sua logica. Ema però può solo formalmente autorizzare lo scambio di vaccini solo dopo la presentazione di dettagliati dossier da parte delle aziende».
Dunque ogni Paese va in ordine sparso?
«Ogni Stato può decidere in autonomia come gestire i vaccini disponibili. Entro fine giugno, però, Ema considererà l'opportunità di fare una raccomandazione sull'eterologa dopo aver esaminato tra gli altri uno studio inglese ben disegnato su Pfizer che sostituisce AstraZeneca per il richiamo».
Gli studi che circolano sono sufficienti per una scelta prudenziale?
«Quelli preliminari svolti in Spagna e Germania sono molto piccoli però mostrano un profilo iniziale di sicurezza e una risposta immunitaria soddisfacente».
Il ministro Speranza, solo dopo la morte della 18enne, ha deciso di limitare l'uso di Astrazeneca. Troppo tardi?
«I casi di trombosi atipiche colpiscono, anche se raramente, soprattutto i giovani, lo abbiamo detto più volte e abbiamo fornito i dati a supporto. Ogni Stato membro è a conoscenza del lavoro di contestualizzazione del rischio fatto da Ema».
Anche Janssen è meglio dedicarlo solo agli over 60?
«I dati disponibili sono limitati, ma in base a quello visto negli Usa è lecito considerare in via preliminare il rischio in modo simile».
A proposito di rischi, che cosa si sa sulle miocarditi legate a Pfizer?
«In Europa se ne sono contate un centinaio, la maggior parte dei casi rientrano da sole e sono di lievi entità e riguardano giovani fino ai 29 anni».
Lei ha un figlio tredicenne. Lo vaccinerà?
«Sì, lo farò quando in Olanda ci sarà la possibilità. Vaccinare gli adolescenti è particolarmente utile nei soggetti fragili e inoltre riduce la circolazione del virus e varianti».
La
delta o indiana, quanto è pericolosa?«Ha una buona possibilità di diffondersi in tutta Europa e siamo preoccupati. Però, in base ai dati disponibili, due dosi di vaccino, non una, proteggono in modo soddisfacente».
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