Machete e teste mozzate. A Milano cambia l'aria e la sinistra fa mea culpa

Immigrazione e sicurezza tolgono il sorriso a Pisapia. I suoi ammettono: "Arranchiamo". Il centrodestra crede nella rimonta: uniti si vince nel 2016

Machete e teste mozzate. A Milano cambia l'aria e la sinistra fa mea culpa

Milano è Milano, nel bene e nel male. E si comincia sempre da qui. Dall'economia, alle mode alla politica se nel capoluogo milanese l'aria cambia poi cambia anche nelle altre parti del Paese. È un effetto domino che si ripete e che se per qualcuno è segnale di riscossa per altri può diventare un brutto presagio. Il giorno dopo le Amministrative va via così, a domandarsi qual è il senso di questo voto. Ed è già tempo di bilanci. Comuni che passano di mano o si confermano roccaforti inespugnabili vengono conteggiati nel risiko delle strategie politiche che già guardano alla prossima sfida che porta verso la poltrona di Palazzo Marino. E non si tratta solo della sfida per un sindaco. Così il 9 a 5 del centrodestra sul centrosinistra in terra lombarda è un segnale che va al di là dei numeri. Così la «cittadella rossa» di Corsico, quartiere operaio e di confino che, per la prima volta nella storia della Repubblica, finisce al centrodestra vale più di un normale avvicendamento politico. Sono segnali che vanno oltre il calcolo. Centrosinistra e centrodestra fanno i conti ma forse non è un fatto di numeri, forse questa volta non è così importante chi ha vinto e chi ha perso. Questo è un voto riapre molte partite. È il vento che per qualcuno non soffia più nella direzione giusta. «Il vento nazionale non c'è stato in questo passaggio - ammette il segretario del Pd lombardo Alessandro Alfieri - Soprattutto nell'ultimo mese hanno preso il sopravvento le questioni legate all'immigrazione e alla sicurezza e noi facciamo ancora fatica a trovare una proposta all'altezza». Quasi un mea culpa , sicuramente una presa di coscienza. Già perché Milano, è lo specchio di un Paese che con questi problemi reali deve fare i conti quotidianamente. C'era una volta il sogno arancione. C'era un volta la «forza gentile» di un sindaco che sorrideva e che oggi è invece spesso irascibile. Che si è trovato a fare i conti con una città che gli è un po' sfuggita di mano. A cominciare dai profughi che hanno invaso la stazione Centrale. E così, ma l'aveva già detto, il sindaco con un salto mortale si scopre leghista: «Basta profughi, Milano ha già dato..». Quando è troppo è troppo. Per continuare con i centri sociali, l'eterno dilemma, serbatoio di voti ma anche dazio da pagare. Perché le promesse vanno mantenute e così diventa poi difficile per il sindaco-amico fare la faccia truce davanti alle occupazioni o ai cortei contro l'Expo. C'era una volta la Milano dei sogni che la sinistra per nessun motivo voleva assomigliasse a Beirut e che quindi doveva essere senza divise militari, senza camionette, senza telecamere e che doveva tornare a vivere. Una città che facesse dimenticare gli anni bui del centrodestra, delle becere giunte leghiste, delle poco illuminate gestioni degli amministratori di condominio. La sicurezza? L'immigrazione? Le periferie e i quartieri dove convivono mondi diversi che fanno fatica a sopportarsi? Dettagli. Serviva volare più alto. Milano capitale dei diritti civili, delle unioni gay e apripista di tutte le battaglie d'avanguardia. E non importa poi se la gente che lavora ha paura, dopo una certa ora, a rincasare su un treno delle Nord. Poco importa se una banda di «latinos» per spaventare un controllore quasi gli stacca un braccio a colpi di machete. E non importa neppure che a Milano, all'Ortica, dove una volta i balordi erano quelli cantati da Jannacci, nelle guerre disperate tra transessuali e prostitute ci sia qualcuno che taglia la testa a una donna e poi la getta in un cortile. Speculazioni? Può essere. Però la cronaca è questa qui. E se da una parte ci sono Lega e centrodestra che suonano la grancassa, dall'altra c'è un centrosinistra che qualche domanda comincia a farsela. «Renzi dice che questa non è una sconfitta perché sta arrancando - spiega l'ex segretario regionale del Pd Roberto Cormelli - ma c'è qualcuno che vuole tirare fuori la testa prima che sia troppo tardi?». Fine di un sogno? Forse.

E a destra tra i primi a capirlo c'è il «solito» Riccardo de Corato vicepresidente del Consiglio comunale che Milano e la politica milanese le conosce come le sue tasche: «I risultati che si possono ottenere con il centrodestra unito sono sotto gli occhi di tutti - spiega - La coalizione formata da Fdi, Lega, Fi e liste civiche deve essere la squadra che concorrerà alla Comunali di Milano nel 2016..». Perché? Perché il vento sta cambiando e se cambia a Milano...

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