Si intitola «Sii l'uomo che vuoi essere, ma sii un uomo vivo». E per restare in vita, stando alla campagna di sensibilizzazione sugli incidenti stradali lanciata ieri dal governo francese, devi abbandonare la tua mascolinità tossica; perché al volante potrebbe costarti la vita. Soprattutto, devi smetterla di trasmettere a tuo figlio certi stereotipi che si applicano alle dimensioni o alla potenza di una data vettura, al guidare forte e all'imparare presto a ingranare la marcia. Devi piuttosto capire come essere «un uomo sensibile, un uomo che piange, un uomo che sa avere cuore». Perché «sulla strada, 8 morti su 10 sono uomini».
Lo racconta un video, girato in un reparto maternità. C'è un papà col suo neonato stretto fra le braccia. Un dialogo, colonna sonora struggente: trasmesso in tv, sui social e persino nei cinema prima che cominci il film. Così la nuova campagna per la sicurezza stradale d'Oltralpe prende di mira il comportamento dei maschi, che a differenza delle donne vedrebbero l'auto come un oggetto narcisistico, un simbolo di virilità, potere o successo.
Ora, che gli uomini sensibili non possano guidare con imprudenza, è alquanto discutibile. Collegare poi sorpassi azzardati al carattere, solo se sei il mago Otelma. Ciononostante, la campagna di genere contro il macho al volante trova un sociologo a supportare questa tesi. Alain Mergier, autore dello studio, spiega infatti che «certi stereotipi vengono costantemente trasmessi di padre in figlio, inclusa l'auto come oggetto-simbolo di mascolinità e identità maschile». Sei maschio, sai automaticamente guidare. Sostiene poi Mergier: lo si fa quasi inconsciamente. E possiamo vedere l'impatto di simili influenze sulla portata degli incidenti stradali in Francia: «Il 78 per cento delle vittime nel 2022 sono uomini», si legge nel comunicato.
Per il sociologo dell'ente, c'è «qualcosa nella guida (degli uomini) che diventa una sfida ed è lì che si corrono rischi, quando si vuol dimostrare la propria virilità», magari nel modo in cui si dà gas, e «questa fiducia in se stessi finisce per metterli in pericolo». Troppo testosterone, insomma. Urge demascolinizzare l'abitacolo. «Liberare gli uomini dalle aspettative sociali che li incoraggiano ad associare virilità e assunzione di rischi». Velocità, alcol, stupefacenti, stanchezza... E se dovessimo aggiungere la mascolinità all'elenco dei fattori che favoriscono gli incidenti?, si chiede quindi la Sicurezza Stradale. La delegata interministeriale Florence Guillaume, per mettersi al riparo dalle immediate polemiche, vista la campagna che tradisce un certo sessismo, sostiene che lo spot non miri affatto a stigmatizzare gli uomini in generale. «Si tratta di spingere le persone a esaminare il loro comportamento».
Perché se anche l'84% dei responsabili di sinistri mortali sono uomini, come pure i conducenti alcol-positivi coinvolti (il 93%), per l'ente governativo bisogna rieducare, e «non seguire ciò che la gente si aspetta da un uomo».
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