Macron sceglie Barnier. L'ira di Mélenchon: ladri

L'ex "Mr Brexit", 73 anni, sarà il capo di governo più anziano. Le Pen apre, la sinistra: "Niente fiducia"

Macron sceglie Barnier. L'ira di Mélenchon: ladri
00:00 00:00

Gabriel Attal si riprende la sua libertà dopo 51 giorni di incarico svolto obtorto collo. Il premier francese, da ieri, non è più lui. Il presidente Macron ha scelto Michel Barnier, neogollista 73 anni, come nuovo inquilino di Matignon, scompaginando la lunga sessione di consultazioni svolte all'Eliseo con modalità mai viste prima: incontri con leader di partito, poi l'esclusione delle estreme - destra lepenista e sinistra. Colpi di telefono e sondaggi via sms hanno infine spianato la strada a un nome proveniente dalla destra neogollista; proprio come l'ex presidente Sarkozy auspicava, che da tempo sussurra all'orecchio dell'Eliseo.

Ma chi è, Barnier? E come s'è arrivati a trovare una convergenza fra partiti che Macron giudica sufficiente per garantire al neo premier di non essere «sfiduciato» quando si presenterà in Assemblée? Partendo dal cv, è parso subito chiaro che lo standing internazionale, europeista convinto, già capo negoziatore per la Brexit, c'era tutto. Ma a farlo uscire dal cilindro sono state soprattutto le sue idee. Di destra, e tutt'altro che appartenenti all'ala più soft dei neogollisti; netto su immigrazione - Barnier era uno che voleva le quote sugli ingressi - come la necessità di riportare la sicurezza nelle città facendo sforzi pure sul piano legislativo. Idee che gli hanno aperto un portone d'ascolto tra i lepenisti, che invece avevano bocciato (e pronti a farlo in Aula) l'altra ipotesi neogollista: Xavier Bertrand. Pur non accettando di sostenerlo o di entrare in governo Barnier, Marine Le Pen ha accettato di fatto un patto legislativo a trazione destra. Partendo dal recupero del potere d'acquisto e dall'immigrazione. Maggioranze testo per testo, pur condannando il caso ingenerato dalle scelte di Macron: che non ha affidato l'incarico al primo partito (il Rn di Le Pen), né al primo schieramento (il fronte delle sinistre) né ai suoi centristi. Ma al rappresentante di un partito che ha preso il 7% alle europee e che vanta solo 47 deputati. Miracolo, si grida fra i repubblicani. Ma è piuttosto un'operazione politica, forse l'unica possibile, per Macron. Virare a destra. Voleva farlo da tempo, ma l'ala sinistra del partito non gliel'ha permesso. E ora? Mettendo in scena un passaggio di consegne tra il più giovane premier della storia della V Repubblica e il più anziano, si apre una fase in cui la sinistra viene marginalizzata. I numeri, se macroniani e i centristi sosterranno come sondato Barnier, danno ragione a Macron. Da vecchio leone addomesticato, Barnier dovrà chiarire se intende coabitare o collaborare col l'Eliseo. Deputato per la prima volta nel '78, poi 4 volte ministro, sempre in governi di centrodestra. Per la prima volta nel '93, poi a tre riprese nelle presidenze Chirac e Sarko. Fuori dai confini, due volte commissario a Bruxelles tra il 2016 e il 2021.

Ma è soprattutto nel delicatissimo compito di accompagnare la Gran Bretagna fuori dai 27 che ha dimostrato le sue doti di negoziatore. Ora da scala continentale deve ricondurre tutto sul piano nazionale e locale. C'è chi gli attribuisce similitudini nel negoziato pari a quelle di Angela Merkel. Nella sua famiglia (gollista, dall'Rpr contribuì alla creazione dell'Ump oggi Républicains) lo chiamano il Joe Biden fracese. Metà tecnocrate metà politico.

Ed è fumo negli occhi della gauche: i socialisti hanno già pronta una mozione di «censura». Sabato la manifestazione indetta dall'estrema sinistra di Mélenchon, contro la mancata nomina a Matignon di Lucie Castets, nome su cui aveva trovato un convergenza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica