Roma Quarantadue arresti, 25 anni e 7 mesi da scontare per 12 anni di carriera. Ma per Vasvija Husic, 32 anni bosniaca e borseggiatrice seriale, anche questa volta non si apriranno le porte del carcere. Il motivo lo spiega lei stessa mentre esce dal Tribunale dopo il processo per direttissima: «In galera no, no ci vado, sono incinta». Sì, la nomade con la passione per il furto con destrezza per l'ennesima volta è al sesto mese di gravidanza, incinta dell'undicesimo figlio. Come nell'episodio del film Ieri, oggi, domani ambientato a Forcella, Napoli, dove Adelina Sbaratti, venditrice di sigarette di contrabbando interpretata da Sofia Loren, per non finire dietro le sbarre mette al mondo figli a ripetizione, così la Husic. Il giudice che l'ha processata ieri non ha potuto fare altro che lasciarla andare, date «le condizioni e la tenera età dei figli», alcuni minori di tre anni. Unico obbligo: non allontanarsi da La Banditaccia, Ardea, non a caso zona del litorale romano scelta da sempre per accampamenti abusivi di rom e sinti. Secondo la sentenza del Tribunale di Roma il cumulo di pena diventerà esecutivo nel luglio prossimo, dopo che la cittadina bosniaca avrà messo al mondo il bambino e lo avrà allattato per i primi giorni.
Instancabile: i carabinieri la rintracciano assieme a un'amica sul «posto di lavoro», davanti alla fermata metro Barberini, per notificarle una sentenza emessa a febbraio, provvedimento differito proprio per il suo stato. Dopo le firme di rito «madame furto» saluta e se ne va. In strada, però, ha un rendez-vous a dir poco sospetto con altre nomadi. Dopo una rapida riunione il gruppetto, dai 18 ai 32 anni di età, si avvia compatto verso l'Esquilino. I carabinieri della Vittorio Veneto dietro. L'epilogo alla stazione Termini: la Husic, assieme alle quattro compari (tutte in stato interessante), ha accerchiato una turista giapponese. Ha già afferrato il portafogli della malcapitata quando scattano le manette. Le accuse per tutte: tentato furto aggravato in concorso. Aggravato dalla sfilza di precedenti penali delle cinque. «Da quando sono chiuse le fermate Spagna, Barberini e Repubblica - chiosano gli inquirenti - i borseggiatori si concentrano sulla linea B della stazione centrale».
Una lunga carriera quella di «madame» Husic, considerata una maestra nel suo genere dalla stesse sue discepole, vicine di campo e di roulotte. Fra gli oggetti preferiti da sottrarre con l'inganno e l'abilità di un mago, collanine, braccialetti, portafogli, borse e telefoni cellulari. Ma alla Husic piacciono anche i tablet, i pc portatili, e i soldi in contanti. Di qualunque valuta. Come lo scorso 27 novembre. È sempre un carabiniere della Vittorio Veneto a riconoscerla quando la donna entra nell'ascensore sulla banchina della metro a Termini. La stazione è zeppa di gente. Lo sanno bene la Husic e la sua connazionale di 37 anni. Quando si aprono le porte dell'ascensore al piano superiore ad attenderle, però, ci sono i due militari. Non ci vuole molto per trovare il portamonete appena scippato a un giapponese di 61 anni. All'interno 1.300 yen e carte di credito. Portate in caserma vengono riconosciute da una famiglia di spagnoli, in attesa di sporgere denuncia per rapina. Su indicazione di «madame furto» il loro portafogli viene recuperato, ovviamente svuotato, sui binari alla fermata Manzoni. E i 135 euro nelle tasche della donna restituiti ai legittimi proprietari.
Il 1° agosto scorso la Husic finisce in cella di sicurezza ancora per un borseggio a Termini. In dolce attesa anche quella volta viene liberata evitando il carcere. Il 6 febbraio 2018, invece, la pizzicano alla fermata Repubblica.
La bosniaca sta tenendo lezione a tre giovanissime allieve sull'avvicinamento alla vittima designata e tecniche varie di borseggio.In caserma, identificata grazie alla banca dati, risulta destinataria di un ordine di cattura per 17 anni e sei mesi.
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