Diritti di tutti sì, tranne che dei cristiani. Al «Pride» di Cremona, sabato, qualcuno ha fatto sfilare un manichino vestito da Madonna, una Maria a grandezza naturale e con i seni scoperti. Un gesto di blasfemia del tutto gratuito, che ieri ha suscitato la reazione del vescovo, del centrodestra, e anche quella del riservato imprenditore mecenate Giovanni Arvedi, patron della Cremonese appena tornata in «A».
Così l'evento, tanto enfatizzato, ha mostrato plasticamente qual è il rischio concreto: sono i diritti dei cristiani, probabilmente, quelli del tutto ignorati. E se il sindaco Gianluca Galimberti (Pd), fra l'altro ex presidente dell'Azione cattolica locale, apprestandosi a scendere in piazza aveva dichiarato entusiasta che «la manifestazione accende un faro sulle discriminazioni che ancora esistono», gli elettori offesi ieri hanno cominciato a rispondere: «Sì le discriminazioni verso i cristiani».
Il «Pride», ovvio, aveva ottenuto un enorme sostegno a sinistra. A partire dal patrocinio del Comune di Cremona e pure di Crema. «Per la prima volta - aveva annunciato trionfale l'assessore alla Cultura e segretario del Pd Luca Burgazzi - nella nostra città si terrà questa manifestazione segno che anche la nostra comunità è sempre più aperta e attenta ai diritti di tutti». «Tutti», o quasi. Con la «scusa» dei parcheggi erano state spostate dal Duomo anche le cresime. Troppo atteso, questo «Pride». Sostenuto in ogni modo da una miriade di sigle dell'associazionismo politico. E pensare che il centrodestra aveva approcciato la questione con realismo. FdI aveva chiesto al sindaco «garanzie». «È nostra fermissima convinzione che ognuno abbia il diritto di manifestare le proprie idee ma anche il proprio orgoglio», avevano premesso Francesca Gazzina e i consiglieri Marcello Ventura e Beppe Arena, sollecitando però il Comune ad attivarsi per «evitare con fermezza quegli episodi che durante alcune manifestazioni analoghe, hanno preso di mira simboli e persone appartenenti al mondo religioso». Preoccupazione fondata, che aveva ricevuto risposte superficiali.
Ora, a sinistra, l'enfasi della vigilia a sinistra si è tramutata in imbarazzo e mutismo. E il centrodestra attacca. Il gruppo di Fi, guidato da Carlo Malvezzi, parla di «profondo dispiacere» per quelle «immagini oltraggiose», e chiede comprensibilmente la revoca del patrocinio. Del caso parla anche il leader leghista Matteo Salvini. «Offendere la fede, la cultura e la sensibilità di milioni di italiani non c'entra niente con la richiesta di diritti, ma è solo un'esibizione di ignoranza e arroganza».
E se prima dell'evento gli organizzatori annunciavano il sostegno di sindacati e aziende, ieri hanno dovuto registrare l'intervento di Arvedi, che ha espresso «stupore e rammarico» per il fatto in sé («immagini stonate perché offendono la sensibilità altrui») e per il mancato intervento delle autorità.
Addolorato il vescovo, Antonio Napolioni: «Raccolgo - ha scritto - lo sconcerto di numerosi cittadini, credenti e non credenti, per la presenza di immagini offensive ed evidentemente blasfeme, che non possono avere alcun valore educativo o comunicativo di valore e diritti». Una vera lezione, quella della Curia, attenta a sottolineare come questi gesti «feriscono anche i tanti che si stanno impegnando per una società senza discriminazioni».
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