Venti minuti. Tanto ci mise a chiamare i soccorsi Monia Bortolotti, la madre del piccolo Mattia, quando il cuore del neonato di soli due mesi andò in affanno. Troppo tempo per gli inquirenti, che adducono quel ritardo al presunto infanticidio compiuto dalla donna. I medici del Papa Giovanni XXIII avevano impiantato al piccolo un dispositivo sottocutaneo per registrare la sua attività cardiaca, dopo che per un mese era rimasto ricoverato in ospedale per difficoltà respiratorie. I pediatri volevano tenere monitorata la situazione, anche alla luce del tragico precedente di un anno prima, il 15 novembre del 2021, quando la sorellina Alice morì soffocata a soli 4 mesi. Ma sette giorni dopo le dimissioni anche il cuore di Mattia smise di battere. E proprio a partire da questi due elementi - l'ultimo battito del neonato e l'allarme della madre - la pm Maria Esposito e i carabinieri di Bergamo hanno orientato le accuse contro la 27enne. Quello del presunto ritardo nella chiamata ai soccorsi per il bimbo è tra i gravi indizi di colpevolezza a carico di Bortolotti (accusata di doppio infanticidio) evidenziati dal gip Federica Gaudino e riconosciuti in seconda battuta dal Riesame. Lei continua a negare: fu una morte in culla per Alice, come in origine stabilito, e un'azione colposa per Mattia. Questa la sua versione, che non traballa neppure di fronte alla doppia pronuncia. Anzi, la donna ha fatto ricorso e punta sulla Cassazione per tentare di ottenere i domiciliari. Di certo le tragedie di Alice e Mattia sono ancora avvolte nel mistero: se l'autopsia sul corpo del fratellino ha accertato che la morte è stata causata da un'asfissia meccanica acuta da compressione del torace «attraverso un'azione volontaria», quella disposta su Alice a distanza di quasi due anni dai suoi funerali non ha dato risultati. Eppure qualche settimana prima della sua morte, la bimba fu portata al pronto soccorso per «pianto inconsolabile».
Un anno dopo fu invece un'infermiera a sorprendere Monia stringere forte Mattia al petto per farlo smettere. Sarebbe questo il presunto movente: l'insofferenza al pianto. L'ipotesi è che la bimba fu soffocata con un cuscino, il fratello con un abbraccio mortale.
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