Approvazione rapida e una manovra a «emendamenti zero», almeno da parte delle forze di maggioranza. Una circostanza che, qualora venisse realizzata, rappresenterebbe un unicum nella storia repubblicana. Dopo qualche turbolenza e qualche messaggio affilato a mezzo stampa, i leader di maggioranza si vedono a Palazzo Chigi e trovano la quadra, raggiungendo l'accordo politico sulla manovra. Giorgia Meloni mette attorno a un tavolo Matteo Salvini e Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti, il viceministro Maurizio Leo, Alfredo Mantovano, Giovanbattista Fazzolari (in foto), Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi.
La premier, in apertura di riunione, lancia subito un monito preciso, mettendo in chiaro che l'impianto non può essere stravolto, né tantomeno possono essere toccati i saldi di bilancio. Giorgia Meloni invita tutti a evitare «reazioni scomposte» sui giornali e a «non prestare il fianco a chi ci vuole dividere», anche perché c'è la volontà di individuare soluzioni e rispettare le singole identità politiche.
L'obiettivo è sciogliere subito i nodi, o comunque individuare una road map per farlo, evitando inciampi nel percorso parlamentare, in modo da chiudere la manovra prima del previsto, lanciando un segnale forte di coesione ai mercati. Se l'accordo sulle pensioni con la Lega era stato chiuso sabato scorso, bisogna ora fare i conti con la volontà di Forza Italia di tutelare le locazioni brevi, evitando l'aumento della cedolare secca al 26% per tutti. Gli azzurri spingono per il «modello Grecia», ovvero l'introduzione - in chiave anti-evasione - di un codice identificativo nazionale degli immobili da mettere in locazione. Una proposta di mediazione che ottiene il via libera da parte di Palazzo Chigi. «Dall'incontro è emersa la grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza che ha consentito di varare una manovra improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici, che nonostante il contesto difficile riesce a ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso, a sostenere le famiglie e i lavoratori», si legge nel comunicato. «Le forze di maggioranza hanno confermato la volontà di procedere speditamente all'approvazione, senza presentare emendamenti. Il governo terrà conto del dibattito e delle considerazioni delle forze di maggioranza e opposizione».
La soddisfazione di Forza Italia viene espressa a più voci. «Tutto si è risolto nel modo migliore, la cedolare ci sarà solamente dal secondo appartamento che viene affittato da ogni singolo proprietario», dice Tajani. «La nostra proposta verrà inserita con un emendamento nel decreto, per avere un codice identificativo nazionale che farà emergere il sommerso: questo porterà anche ad avere più soldi nel fondo per ridurre la pressione fiscale».
Raffaele Nevi sottolinea che «se una persona possiede due appartamenti sul primo continuerà a pagare il 21%». La vecchia aliquota si applicherà «nella stragrande maggioranza dei casi», sul 75% della platea dei proprietari di casa. E Maurizio Gasparri aggiunge: «Se uno svolge un'attività imprenditoriale è diverso, la signora che si affitta una stanza non la andiamo a vessare». Una nota di Piazza San Lorenzo in Lucina aggiunge che il governo si è anche «fatto carico di analizzare il finanziamento alla Rai, al fine di sostenere il piano triennale di rilancio dell'azienda». Una questione su cui il governo si confronterà con i vertici di Viale Mazzini per definire l'entità dell'aiuto governativo, necessario a fronte della sforbiciata del canone da 90 a 70 euro voluta da Salvini.
Nel Carroccio la soddisfazione è messa nero su bianco sia da Giorgetti - «la manovra è in linea con le richieste dell'Unione Europea e dei mercati» - che dal capogruppo Riccardo Molinari. «Come promesso nessun prelievo forzoso sui conti.
È confermata la quota 103, cosa che aumenta la platea di potenziali pensionati di 50mila unità, ma l'obiettivo per la legislatura resta arrivare a quota 41». «Se Confindustria e la Cgil criticano la manovra vuol dire che siamo sulla buona strada», chiosa in serata a Quarta Repubblica su Rete 4 Fazzolari.
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