A differenza di quanto accade in Francia e Germania (ma anche la Spagna non sta messa bene), ormai da oltre due anni l'Italia è caratterizzata da una stabilità parlamentare per noi inconsueta. Al netto di qualche sporadico episodio - ultimo il voto sul canone Rai in commissione Bilancio al Senato - la maggioranza continua infatti ad avere numeri solidissimi in Parlamento. Accompagnati, però, da continui e spesso accesi distinguo tra i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Che dalle riforme (vedi l'autonomia differenziata) all'economia (Unicredit), passando per la politica estera (il voto in Romania), non sembrano essere d'accordo su quasi nulla. Anzi, hanno ormai ingaggiato un duello permanente che con lo stop della Corte costituzionale all'autonomia può soltanto acuirsi.
In questo braccio di ferro, la scelta di Giorgia Meloni è sempre stata quella di muoversi con grande prudenza. Evitando di alimentare scontri e cercando di tenere ogni tipo di polemica sottotraccia. Il che non vuol dire che il rapporto tra lei e il leader della Lega sia tutto rose e fiori, anzi. È sopratutto sulla politica estera che restano distanze siderali, a partire dal posizionamento sull'Ucraina. Mentre Meloni rassicura Volodymyr Zelensky sul sostegno italiano e sull'imminente invio del decimo pacchetto di armi, Salvini punta infatti il dito contro la decisione della Corte costituzionale rumena di annullare le elezioni in Romania. Il vicepremier, infatti, non crede alla presunta guerra ibrida di Mosca (che avrebbe indirizzato l'informazione su tv, siti e social media) ma è convinto che sia stato «annullato il voto democratico» in Romania solo «perché il risultato non è gradito a Bruxelles, al politicamente corretto e a certi potenti come Soros» (così una nota della Lega).
Così, a differenza dello scorso anno, Salvini non sarà tra gli ospiti della festa di Atreju che si apre oggi al Circo Massimo (e si chiuderà domenica prossima proprio con l'intervento di Meloni). Una kermesse che, di fatto, consoliderà la sua leadership, che dopo oltre due anni a Palazzo Chigi continua ad avere un gradimento altissimo con Fdi che resta ampiamente il primo partito.
Salvini è invece in una posizione molto diversa. Non solo perché la Lega ha perso consensi per strada rispetto alle politiche del 2022, ma anche perché - proprio nei giorni di Atrju - si celebrerà l'atteso congresso della Lega in Lombardia, dove la base del partito è non poco in subbuglio. Da tempo i militanti storici si lamentano di come il movimento abbia abbandonato l'approccio federalista e, ovviamente, il fatto che la Consulta abbia di fatto stoppato l'autonomia differenziata su cui tanto aveva investito Salvini non aiuta il leader della Lega.
I due principali bacini elettorali, infatti, restano Lombardia e Veneto, dove ovviamente non fa granché presa il progetto del Ponte sullo Stretto.Insomma, mentre Meloni sarà ad Atreju per consolidare, Salvini dovrà preoccuparsi di gestire un congresso piuttosto delicato (sono in corsa il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e il deputato Luca Toccalini).
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