Il magistrato anti Tortora diventa il massimo giudice

Il nuovo presidente della Consulta, Alessandro Criscuolo, da capo dell'Anm si schierò con i pm del processo al presentatore, poi difese De Magistris al Csm

Alessandro Criscuolo, presidente Corte costituzionale
Alessandro Criscuolo, presidente Corte costituzionale

Alessandro Criscuolo è il nuovo presidente di una Corte costituzionale spaccata: nel plenum (ancora incompleto perché il parlamento deve eleggere il quindicesimo giudice) lo hanno votato in 8, mentre gli altri 6 avrebbero preferito Paolo Maria Napolitano, con più anzianità di lui ma con l'handicap di essere stato indicato dal centrodestra in Parlamento.

Una minima differenza di voti, che potrebbe accentuare divisioni e tensioni nel palazzo della Consulta. Anche perché Napolitano, che si è sentito «sfiduciato», ha rinunciato alla vicepresidenza e Criscuolo, ignorando il criterio di anzianità che avrebbe indicato Giuseppe Frigo (eletto dal Parlamento anche lui per il centrodestra), ha scelto due vicepresidenti tra i suoi elettori: Marta Cartabia e Giorgio Lattanzi. Questo, poco prima di sottolineare l'importanza della «collegialità».

Napoletano, classe 1937, il presidente numero 39 della Consulta la guiderà a lungo, per tre anni. Tre e mezzo ha trascorso al vertice dell'Anm negli anni '80, quando difendeva a spada tratta gli accusatori in toga di Enzo Tortora, parlando di «campagna diffamatoria» nei loro confronti in infuocati contraddittori con Marco Pannella. Quattro anni al Csm, negli anni '90, da esponente storico della corrente di Unità per la costituzione. Una lunga carriera «sindacale» alle spalle.

A Palazzo de' Marescialli Criscuolo è tornato nel 2008, come difensore di Luigi De Magistris, nel processo disciplinare per le sue inchieste, finito con la condanna e il trasferimento dell'allora pm. «De Magistris non ha arrestato nessuno ingiustamente, ma è stato molto attento alla gestione dei suoi provvedimenti», disse allora Criscuolo. Poi smentito dai fatti e dalle sentenze.

Oggi De Magistris, che ha lasciato la toga per darsi alla politica, forte della sua vittoria al Tar rivendica proprio davanti all'Alta corte la sua fascia da sindaco di Napoli, contestando la sospensione dettata dalla legge Severino, dopo la condanna in primo grado ad 1 anno e 3 mesi per abuso di ufficio.

Questione delicatissima, perché riguarda anche la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi nel 2013, in seguito alla condanna definitiva per frode fiscale. I giudici costituzionali affronteranno entro i prossimi 6 mesi la legittimità della retroattività della legge. E il nuovo presidente (sembra che il suo sponsor sia stato Sabino Cassese) nelle prime dichiarazioni si è subito sbilanciato troppo, dando per scontato un errore da correggere. «Una questione di legittimità costituzionale - ha detto, commentando l'appello alle Camere già fatto dal suo predecessore Giuseppe Tesauro - è indice di un difetto di una norma di legge. Quindi, è meglio che il Parlamento intervenga prima del giudice». Ed è andato oltre, ricordando che «sui limiti della retroattività esiste una ricca giurisprudenza della Corte». I penalisti hanno subito applaudito il suo «giusto richiamo» ai «dubbi» e le «interpretazioni opinabili» della legge.

Altri due segnali Criscuolo ha lanciato alle Camere: perché elegga al più presto il giudice costituzionale mancante e perché vari la nuova legge elettorale. «Sui tempi - ha detto - non sono un profeta. Certo è che è necessaria e si deve fare». Poi, sulle riforme in generale: «Credo che il Paese sia largamente maturo per riforme costituzionali importanti e auspico che il Parlamento riesca in tempi abbastanza brevi a dare al Paese un assetto conforme agli auspici».

Entrato in magistratura nel 1964, Criscuolo è diventato giudice costituzionale il 28 ottobre 2008 e terminerà il suo mandato nel 2017.

Alla Consulta è stato relatore, tra l'altro, della sentenza del 2010 che disse no ai matrimoni gay, ma aprì la strada al riconoscimento delle unioni civili. Oltre alla novità di una presidenza lunga dopo molti anni e dei due vice, c'è quella di una donna al vertice, la costituzionalista Cartabia.

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