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Di Maio è un disco rotto: ​"Governo con la Lega o col Pd"

Il capo politico del M5S al Colle: "Lavoro per formare la maggioranza, da noi nessun veto". Ma non vuole il Cav nel governo: "Non riconosco la coalizione di centrodestra"

Sergio Mattarella riceve Luigi Di Maio e i capigruppo M5s
Sergio Mattarella riceve Luigi Di Maio e i capigruppo M5s

"Lavoriamo per formare la maggioranza". Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Luigi Di Maio non fa che ripetere il solito refrain degli ultimi giorni. "I nostri interlocutori sono la Lega o il Pd". Al Quirinale va in scena il solito disco rotto che da una parte assicura di non porre veti a nessuno, dall'altra si rifiuta di formare un governo con Silvio Berlusconi e, quindi, con l'intero centrodestra che di fatto è la coalizione più votata dagli italiani alle elezioni dello scorso 4 marzo.

"Sentiamo tutta la responsabilità di essere la prima forza politica del Paese e vogliamo lavorare a una maggioranza per un governo del paese che porti avanti le lancette dell'orologio". Al Quirinale Di Maio mantiene la linea degli ultimi giorni. Un linea improntata su un contratto alla tedesca con Matteo Salvini e Maurizio Martina, ma profondamente segnata dalle solite condizioni e dai soliti veti. Al Pd, il capo politico del Movimento 5 Stelle assicura di voler parlare con tutto il partito. "Non voglio spaccarlo", garantisce (sibillino). Al centrodestra, invece, dice che non lo riconosce come coalizione. "Si sono presentati con tre candidati premier, sono saliti al Quirinale divisi", attacca chiudendo definitivamente al Cavaliere e a Forza Italia. "Alcune di queste forze politiche della coalizione di centrodestra hanno idee totalmente diverse, ad esempio sul Movimento 5 Stelle - continua facendo riferimento proprio a quanto detto da Berlusconi in mattinata - è per questo che ci rivolgiamo a una delle forze politiche del centrodestra". Una chiusura che di fatto fa saltare qualsiasi ipotesi di intesa con il centrodestra.

A dispetto della realtà, durante l'incontro con Mattarella, Di Maio rivendica di aver sempre "interloquito con tutti" senza "porre veti ad alcuno". "Al governo deve andarci chi è legittimato dal popolo", spiega bocciando apertamente "governissimi, governi tecnici e di scopo". Da qui il contratto sul modello tedesco, con impegni sui punti, offerto da una forza politica, il Movimento 5 Stelle, "che non è né di destra né di sinistra", così la declina Di Maio, a "coloro che vogliono fare le cose, migliorare la qualità della vita degli italiani". E qui iniziano i veti. Perché il potenziale contraente non è il centrodestra che di fatto ha vinto le elezioni. "O con la Lega, quindi un contratto di governo tra il M5s e la Lega, o tra il M5s e il Pd.

Questi sono i nostri due interlocutori ma è chiaro che sono alternativi", conclude Di Maio prendendosi altro tempo per capire "con quale forza politica ci sia più convergenza sui temi, la più affine sui temi".

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