Ormai si sente accerchiato. Luigi Di Maio non sta attraversando certo un momento semplice. I pentastellati sono in rivolta per il patto (scellerato) con il Pd e di fatto il leader Di Maio teme diverse defezioni. Di certo i campanelli d'allarme non mancano. Solo ieri la grillina Vono ha annunciato il suo passaggio tra le fila dei renziani di Italia Viva. A questo vanno aggiunte anche le parole di Matteo Salvini che ieri ha parlato di possibili sorprese dalla sponda grillina con eventuali passaggi al Carroccio: "Vi posso dire che nei prossimi giorni da casa 5 stelle arriveranno delle sorprese. Mettetevi nei panni di chi fino a ieri ha fatto una battaglia a quelli che vedeva come corrotti e oggi gli viene imposto di allearsi con quelli. Come se a me imponessero di allearmi con Renzi e con la Boschi domani mattina...".
Nella serata di ieri a queste parole ha risposto proprio Di Maio che di fatto ha cercato di dare un freno alle voci di possibili fughe dando istruzioni ai suoi: "Ho detto a tutti di registrare le conversazioni se qualcuno viene a fare delle 'avances' e per quanto mi riguarda questi comportamenti non sono solo deplorevoli, ma mi fanno anche un po' pena". Oggi però il grillino ha voluto nuovamente ribadire il punto ponendo sul campo una sorta di "penale" da capogiro per i pentastellati delusi e con le valigie in mano. Da qui l'idea di chiedere 100mila euro a chi saluta il Movimento: "Ne parlerò con il Pd, dobbiamo mettere fine a questo mercato delle vacche, sia i parlamentari che cambiano gruppo che i gruppi che li fanno entrare. È arrivato il momento di introdurre il vincolo di mandato: se cambi gruppo vai a casa". Insomma la reazione di Di Maio è chiara: pensa già a punire i traditori. Che evidentemente ci sono. Ma a frenare i "vincoli" che chiede Di Maio arriva il capogruppo dem al Senato, Marcucci: "Mi auguro che Di Maio avesse voglia di scherzare, quando ha detto che parlerà con il Pd per introdurre il vincolo di mandato - afferma -. L’assenza di esso, sancita dalla Costituzione, ha ancora un valore importantissimo. Almeno fino a quando esisteranno partiti aziendali, l’articolo 67 garantisce una libertà di azione necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e ricatti esterni". Ora è scontro nella maggioranza. Ma anche da una parte dei grillini sono state sollevate perplessità su questo fronte.
E così lo stesso Di Maio ha dovuto correggere il tiro: "Ci sono dei furbi che ne abusano e cambiano casacca e quello è un tradimento degli italiani, io non voglio andare a un muro contro muro ma secondo me un tavolo ci dovrà essere. È una proposta ma resto dell’idea che chi viene eletto con una forza politica non può passere al gruppo misto o a un’altra forza soprattutto se questa neppure esisteva quando siamo andati a votare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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