Manager in cella l'ira di Mosca. E lui rifiuta l'estradizione

Ci mancava solo un caso diplomatico e giudiziario con inevitabili polemiche e minacce, che quando di mezzo c'è la Russia non mancano mai.

Manager in cella l'ira di Mosca. E lui rifiuta l'estradizione

Ci mancava solo un caso diplomatico e giudiziario con inevitabili polemiche e minacce, che quando di mezzo c'è la Russia non mancano mai. Il tutto, dopo l'arresto di Artem Uss, figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk, fermato il 17 ottobre scorso a Malpensa su richiesta degli Usa dove è incriminato per avere evaso le sanzioni con la vendita illegale di tecnologia Usa a società militari russe. «Noi siamo categoricamente contro e condanniamo la pratica di questo tipo di arresti di cittadini russi», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che Mosca «farà tutto il possibile» per difendere i connazionali. L'imprenditore, finito nel mirino di Washington per i suoi traffici milionari considerati illeciti ed in carcere a Busto Arsizio, ieri è comparso davanti al gip e si è opposto alla richiesta di estradizione negli Usa. Ora la giustizia italiana dovrà attendere la richiesta formale di estradizione, quindi che l'intera documentazione venga trasferita per un giudizio nel merito. I tempi non sono brevi: gli Stati Uniti sono tenuti a fornire alla giustizia italiana il fascicolo entro 45 giorni, dopodiché il capo di imputazione dovrà essere esaminato entro 6 mesi. Intanto la difesa è pronta a chiedere che all'uomo vengano concessi gli arresti domiciliari. Ma il suo caso è destinato a fare rumore: l'accusa, tra l'altro, è che il materiale contrabbandato servisse per allestire i circuiti elettronici dei jet da combattimento, dei sistemi missilistici, dei radar, dei satelliti, visto che la giudice americana che ha firmato l'ordinanza di fermo, ha scritto che «componenti di fabbricazione Usa sono stati trovati negli armamenti russi catturati in Ucraina».

A proposito di arresti e di casi internazionali, ieri il tribunale di Mosca ha ordinato l'arresto di Marina Ovsyannikova, la giornalista che aveva

mostrato in diretta un cartello contro la guerra in Ucraina. Ovsyannikova ha però lasciato il Paese dopo aver rifiutato di sottoporsi agli arresti domiciliari e si sarebbe rifugiata Sotto protezione di uno dei Paesi europei.

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