In vista della discussione parlamentare, in commissione e in aula, sul decreto Rilancio, Fratelli d'Italia non vuole trovarsi impreparato. Giorgia Meloni (nel tondo) e i capigruppo Fdi alla Camera, Francesco Lollobrigida, e al Senato, Luca Ciriani, hanno presentato ieri la loro visione di rilancio con una serie di emendamenti che saranno discussi in questi giorni. Emendamenti che smontano, punto per punto, le «mance, stranezze e amenità» scritte da Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri e Vittorio Colao.
Il punto adesso è decidere come spendere gli 80 miliardi di euro che all'unanimità il Parlamento ha messo a disposizione del governo e che ipotecheranno qualche anno di lavoro. «Il decreto Rilancio non ci piace dice chiaro la Meloni un incrocio tra una legge Finanziaria e la legge mancia, un provvedimento omnibus nel quale il governo ha approfittato dell'emergenza per sistemare certe questioni che stavano a cuore al governo stesso: accontentare qualche appetito e amico, moltiplicare qualche poltrona, aumentare un po' di consulenze, distribuire mance e marchette, che nulla hanno a che fare con l'emergenza. Lo dicono i numeri del decreto». Ben 266 articoli, migliaia di commi, centinaia di pagine, 102 decreti attuativi. E poi 100mila euro di consulenze per il Mef, 2,4 milioni di consulenze per il Mise, creazione della Fondazione di diritto privato Enea Tech con nuove poltrone e 12 milioni da gestire, 50 assunzioni a tempo determinato all'Ice targato Luigi Di Maio, 11 milioni in più per l'Expo di Dubai, tra cui 100mila euro per voli in business class, sanatoria per gli immigrati irregolari per la gioia della ministra Bellanova, con costo a regime di 340 milioni annui di cui 30 milioni per una rapida regolarizzazione, concorsi senza prova scritta ai ministeri della Giustizia e della Salute, sanatoria contabile per Invitalia del commissario Arcuri. E via e via.
Il pacchetto di provvedimenti di Fdi punta a concentrare tutte le risorse su: difesa dei posti di lavoro; sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi, sostegno a famiglie e alle persone in difficoltà. Riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di 12 mesi, riduzione del carico fiscale sul lavoro, eliminazione totale, per il periodo dell'emergenza, dell'obbligo di accordo sindacale per l'accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e in deroga, sospensione dei contributi sindacali per i lavoratori in cassa integrazione guadagni, ampliamento della durata della cassa integrazione almeno fino al termine del blocco dei licenziamenti previsto dal decreto Rilancio.
Sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi e sostegno al settore turistico, utilizzando i 2,4 miliardi del bonus vacanze per attivare un meccanismo in grado di supportare concretamente gli operatori del sistema ricettivo e dello spettacolo. E infine un sostegno alle famiglie e persone in difficoltà con l'introduzione di un assegno di 300 euro a persona aumentato di 250 euro per ogni figlio a carico per la durata di 12 mesi. Non passerelle, ma fatti.
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