Manovra, indietro tutta Equitalia non sparisce ma sparisce il condono

Le promesse elettorali del governo hanno le gambe cortissime. Renzi se le rimangia subito

Manovra, indietro tutta Equitalia non sparisce  ma sparisce il condono

Marcia indietro sulla sanatoria del contante. La norma che permetteva di fare emergere contante e valori conservati fuori dal circuito bancario era contenuta nel decreto fiscale, ma è saltata. La versione legata alla Legge di Bilancio prevedeva un pagamento di un forfait del 35% per fare emergere le «cassette». Nella versione definitiva della legge o del decreto fiscale dovrebbe restare, ma senza nessuno sconto. I valori vanno tassati come un reddito, con l'aliquota di competenza.

Marcia indietro anche su Equitalia. Non scomparirà. Sarà sempre una società di diritto privato. Avrà una convenzione con l'Agenzia delle entrate, praticamente identica a quella della vecchia società di riscossione, ma un nome diverso. Insomma, l'abolizione di Equitalia assomiglierà molto all'abolizione del ministero dell'Agricoltura, del finanziamento pubblico ai partiti o al referendum per il maggioritario. Una promessa non rispettata. La notizia, anticipata dal quotidiano La Repubblica, ieri era sulla bocca di tutti al ministero dell'Economia. Amplificata dalla battuta di Matteo Renzi che poco prima aveva detto «basta alla Equitalia killer» stile «Visco-Tremonti».

A convincere il governo, il fatto che non si possono trasferire i dipendenti di una società privata - perché Equitalia è questo - dentro la pubblica amministrazione senza un concorso. E un concorso non può essere riservato ai soli dipendenti della stessa società per azioni.

Su questi temi la legislazione è stringente. Non rispettarla significa rischiare il caos. Quando l'Agenzia delle entrate promosse dei dirigenti senza concorso, l'attività del fisco rischiò di essere paralizzata dai ricorsi e da una sentenza della Corte costituzionale che aveva invalidato le nomine. «Immaginate - era il ragionamento che si faceva ieri nel governo - cosa succederebbe se si decidesse di statalizzare una Spa». Quindi è da archiviare l'idea di inglobare Equitalia nell'Agenzia dell'entrate, come pensavano di fare il premier Renzi e i suoi consulenti di Palazzo Chigi. Impensabile licenziare i 7.000 dipendenti della prima società di riscossione per ricreare un ente pubblico nuovo. La soluzione alla quale stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia è, appunto, quella di fare una nuova spa, di confezionargli una convenzione. Poi chiamarla in un modo che sembri un ente pubblico. Tipo, è l'ipotesi circolata ieri, «Dipartimento riscossione dell'Agenzia delle entrate».

Un rovesciamento della filosofia che portò alla nascita di Equitalia. La creazione di strumenti snelli extra pubblica amministrazione, con un marchio riconoscibile e moderno. La riscossione dell'era Renzi, ha un profilo bassissimo. Ma dovrà essere ancora più efficace, se non si vogliono fare saltare i conti.

La necessità di fare cassa è talmente forte che la parte delle una tantum e sanatorie della manovra si amplifica di giorno in giorno. È di ieri la notizia che anche le multe affidate alla riscossione dal 2000 al 2015 saranno «rottamabili» con le regole delle cartelle esattoriali. A decidere se aderire alla sanatoria saranno però gli enti locali. Regioni, province e comuni che hanno il potere di emettere multe. Saranno sanabili anche i debiti relativi alle imposte locali, come Ici, Tasi e Tari. Entro 90 giorni dall'emanazione del decreto i contribuenti dovranno comunicare a Equitalia l'intenzione di aderire alla sanatoria.

Si dovrà pagare l'importo della cartella senza interessi e sanzioni, in un'unica soluzione o in tre rate bimestrali. Misura molto popolare, che produce gettito. Un occasione doppia per il governo a corto di coperture e anche di consensi per il referendum.

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