Mario Mantovani è stato assolto dopo quello che le cronache hanno già avuto modo di definire un calvario. In queste ore, l'ex senatore ha la possibilità di dire la sua su quanto avvenuto. Una parte delle speranze è riposta anche nel prossimo referendum per la Giustizia: l'augurio è che il sistema possa ricevere lo scossone di cui, per l'esponente politico finalmente uscito da vicisittudini giudiziarie, la Giustizia avrebbe bisogno.
Senatore, la prima domanda è d'obbligo. Quali sensazioni dopo queste giornate?
"Sono giornate che cambiano la vita. Quando uno, da criminale, si sente dire che è innocente, oltre che una persona perbene, cambia tutta la prospettiva di vita. Penso di poter dire di vivere una nuova vita dopo sette anni di calvario".
Ha portato il peso per le altre persone coinvolte nella vicenda?
"Sì, per tutti gli imputati. Otto-nove persone che sono stati coinvolte per causa mia. Consideri che, durante l'ultima udienza del processo d'appello, mi sono scusato con tutti loro. E l'ho fatto pubblicamente. Perché sono stati coinvolti senza alcuna ragione, soltanto perché miei amici o collaboratori".
Ha firmato i quesiti per il referendum sulla Giustizia? In Italia sembra spirare il "vento garantista".
"Sì, ho firmato per tutti i quesiti. Ho chiesto l'autorizzazione alla Meloni, perché Fdi ne sostiene solo alcuni. E lei mi ha autorizzato, nel mio caso specifico, a poter firmare per tutti, vista la mia esperienza personale".
Pensa che attraverso il referendum qualcosa possa cambiare?
"Sa, i referendum spesso sono inviti a modificare le leggi. La Giustizia italiana ha bisogno di una profonda riforma complessiva: non saremo un Paese civile finché un giudice avrà la libertà di incarcerare una innocente".
Cosa le ha lasciato il carcere?
"Non ho vissuto una situazione traumatica. L'ho considerato alla stregua di un periodo militare. Attorno a me c'era tanta sventura umana: ho vissuto questi 42 giorni per offrire un contributo in termini sociali e fattivi per le persone che avevano più bisogno di me. La mia natura, in fin dei conti, è questa".
Si sente pronto al ritorno in campo?
"Devo fare una riflessione. Penso sia troppo presto. Anche perché la politica in parte mi ha tradito. Adesso c'è mia figlia (Lucrezia Mantovani è deputato di Fdi, ndr) che è molto benvoluta a Roma, nel partito di Giorgia Meloni. E mi farebbe piacere che proseguisse la sua esperienza".
Non mi sembra che abbia timore di parlare dei "problemi" della Procura di Milano.
"Più che problemi le chiamerei
certezze: costruire un mostro come hanno fatto con me, in violazione di elementari principi costituzionali e del Codice di Procedura penale, sono cose non accettabili tanto sul piano giudiziario quanto sul piano umano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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